Categoria: Libreria di Silvia

I giustizieri della rete, ovvero le shitstorm

Tempo fa avevo sentito parlare del libro So You’ve Been Publicly Shamed di Jon Ronson che mi ha subito affascinato. Lo scrittore intervista persone che hanno fatto una mossa falsa su internet e per questo sono state ricoperte di insulti sulla rete e sono state cancellate dalla società.

Cosa sono le Shitstorm?

La parola shitstorm è traducibile in italiano letteralmente con “tempesta di merda”. In internet si utilizza questo termine per identificare la pratica poco felice degli utenti di insultare chi, a loro parere, ha commesso un passo falso. I passi falsi possono essere:

  • la pubblicazione di un tweet o post con un’opinione molto discutibile;
  • la pubblicazione di una foto con qualcosa di offensivo per la community;
  • il repost di un meme offensivo e/o razzista;
  • la pubblicazione di stories su instagram di dubbio gusto;
  • la pubblicazione di video su youtube con opinioni o comportamenti estremamente discutibili;
  • la testimonianza di un altro utente che riporta il comportamento incoerente o sbagliato di un altro influencer.

Nel caso di una di queste pubblicazioni gli utenti della community, che in qualche modo si sono sentiti toccati e offesi da questi fatti, si scagliano contro il content creator riempiendolo di insulti che tutti assieme fanno sentire la persona in una vera e propria “tempesta di merda”.

La copertina americana

So You’ve Been Publicly Shamed – il caso del Tweet razzista di Justine Sacco

Nel saggio So You’ve Been Publicly Shamed Jon Ronson intervista persone con una vita normale che a causa di un tweet o una foto postata su un social media hanno perso il lavoro e la loro vita sociale.
Il caso più noto è quello di Justin Sacco che postò un tweet prima di prendere un volo dall’Inghilterra al Sudafrica e che arrivata a destinazione ha ricevuto migliaia di notifiche e la lettera di licenziamento del suo datore di lavoro.

Going to Africa. Hope I don’t get AIDS. Just kidding. I’m white!

I tweet die Justin Sacco del 20 dicembre 2013

Il tweet razzista significa: “Sto andando in Africa. Spero di non prendere l’AIDS. Sto scherzando. Sono bianca!”. Justine aveva solo 170 followers, ma fra quelli che ripostarono il suo tweet c’era chi tra i propri followers aveva una persona indignata con molti seguaci e da qui la popolarità della Sacco impennò.

Il tweet razzista fu preceduto da altri due commenti stereotipati verso il poco igiene dei tedeschi e i denti poco curati degli inglesi. Se volessimo scusare il parere ignorante contro l’AIDS in Africa, pensando ad un caso sfortunato, i precedenti tweets non hanno lasciato alcun dubbio a chi ha considerato Justin Sacco razzista.

Il fermento sul web fu così tanto che fu addirittura creato l’hashtag #hasjustinelandedyet (è già atterrata Justine) e ci fu anche chi l’aspettava a Cape Town per fotografarla.

Alla cancellazione del tweet non ha aiutato, perché la prima regola di internet è che uno screenshot dura per sempre.

La copertina italiana

La cancel culture

L’America è famosa per non perdonare alcun comportamento sociale ritenuto sbagliato. Nei fatti di cronaca come nelle serie vediamo ragazzi sospesi da scuola per aver sbagliato al di fuori dell’orario di scuola o persone licenziate perché hanno avuto comportamenti poco in linea con i valori della società dove lavorano, dopo aver firmato il cartellino di uscita.

Diciamo che l’America osserva, non perdona e possibilmente ti cancella.

Lo stesso trattamento è riservato a persone famose che sbagliano. Alcuni esempi sono attori ai quali viene tolta una parte alla quale lavorano da anni, influencers ai quali viene tolta una partership.

Se questo sia giusto o no, non è in questo caso in discussione, certo è in alcuni casi si potrebbe permettere un percorso di redenzione.

La soluzione per il ritorno alla normalità

Jon Ronson intervista anche una società che aiuta queste persone che hanno la vita rovinata da internet a trovare pace.

Se pensi che avere la vita rovinata da internet possa sembrare troppo forte come affermazione, devi pensare che durante un qualsiasi colloquio è norma fare una ricerca su Google per vedere chi sia la persona veramente. In realtà questa ricerca viene fatta anche in ambiti molto più innocui, come tra amici o colleghi.

Se alla ricerca di Justin Sacco compariranno solo commenti e informationi al suo tweet razzista, l’agenzia intervistata da Ronson sarà in grado di creare nuove pagine di ricerca a tuo nome e piazzarle alle prime pagine di Google, in modo da nascondere i risultati peggiori su di te nelle pagine di ricerca meno visualizzate dagli utenti. Tutto questo grazie ad un lavoro di Web Master e SEO Manager.

Quindi stai sempre attento a quello che pubblichi su internet. Pensa sempre due, tre volte prima di postare davvero qualcosa. Fermo restando che non si potrà mai accontentare tutti, io ti consiglio di non esporre mai un tuo parere su politica, religione e aspetto fisico altrui. Per tutti il resto, se non scrivi stereotipando qualcuno, dovresti essere salvo dalle shitstorm!

Autore: Jon Ronson
Titolo dell’opera: I giustizieri della rete
Titolo originale dell’opera: So You’ve Been Publicly Shamed
Numero di pagine: 321
Voto: 5/5
Dove trovarlo: libro originale, ebook originale, libro in italiano, ebook in italiano

Il mio libro preferito: L’amico ritrovato

A scuola mi hanno fatto leggere L’amico ritrovato, alle medie e poi di nuovo alle superiori. Una delle due volte abbiamo anche visto il film, per quel che ormai mi ricordo, gli rende abbastanza giustizia.

La trama

Copertina del libro acquistato alle medie

La storia racconta l’amicizia tra un ragazzo ebreo e un suo compagno di classe aristocratico di una famiglia molto importante per la storia della Germania, i von Hohenfels.
I due ragazzi iniziano subito a frequentarsi assiduamente perché entrambi amano la letteratura e la cultura in generale, a differenza della maggior parte dei loro compagni di classe che si divertono a prendere in giro Hans accompagnando il suo passaggio con la canzone:

“Piccolo giudeo, ti diamo il saluto
nell’inferno di Mosè e Isacco sii il benvenuto.”

Nel frattempo la Germania subisce il fascino del nazismo, e anche la famiglia von Hohenfels appoggia il Führer, tanto da esporne una foto incorniciata in casa.
Un primo incrinamento nel rapporto avviene quando Hans e Konradin si trovano entrambi a teatro nello stesso momento e il secondo, pur vedendo il compagno, fa finta di non conoscerlo, perché in quel momento storico frequentare un ebreo non era una cosa da vantare in casa.

La versione più diffusa in Italia.

I genitori di Hans decidono di mandarlo da parenti in America per non dover subire le leggi razziali che iniziavano ad essere emandate e la rottura definitiva arriva quando Konradin invia una lettera al ragazzo in partenza scrivendo: “… è la cosa più saggia che tu possa fare. La Germania di domani sarà diversa dalla Germania che abbiamo conosciuto” e continuando con “… Il Führer è in grado di scegliere … tra i buoni elementi ebrei e gli indesiderabili.”

Hans parte quindi per un luogo sconosciuto, ma sicuro, mentre Konradin rimane a Stoccarda tra la sua gente, comunque protetto dai suoi ideali.



Leggere in tedesco

Copertina della versione tedesca

Quando mi sono trasferita in Germania non sapevo praticamente nulla di tedesco, il mio vocabolario personale si componeva di pochissimi vocaboli. Cosa bisogna fare per aumentare la propria capacità lessicale? Leggere in lingua!

Durante una gita a Lipsia ho trovato Der wiedergefundene Freund, titolo tedesco, e l’ho comprato come souvenir della città, ma anche con il pragmatico scopo di leggere un racconto che io conosco molto bene per potermi concentrare più sulle parole e la sintassi, che sul contenuto in sé.

Leggere L’Amico ritrovato in tedesco è fattibile con un livello di tedesco circa B1. Quindi se stai imparando questa meravigliosa lingua ostica e sei alla ricerca di letture che non siano da bambini, ma che siano facilmente affrontabili senza dover aprire il dizionario ogni due parole, io ti consiglio di correre in libreria a comprare il libro della Diogenes.

Sebbene Fred Hulman sia tedesco, il romanzo è stato scritto in inglese con il titolo Reunion. La scelta di questa lingua è dovuta alla nuova patria dello scrittore dopo l’arrivo dei nazisti si è trasferito prima in Francia e poi grazie ad un’amica inglese in Gran Bretagna, al sicuro dalla morte, ma non certo di venir trattato bene.

La Trilogia del ritorno

L’amico ritrovato è solo il primo di una trilogia intitolata Trilogia del ritorno che, oltre al primo libro include Un’anima non vile e Niente resurrezioni, per favore.

Copertina della trilogia

Il secondo, Un’anima non vile, non è altro che il testo della lettera che un giovane Konradin scrive all’amico Hans, al quale queste parole non sono però mai arrivate.

Niente resurrezioni, per favore racconta il ritorno nella città natale di Simon Elsas, un ebreo che è fuggito in America dopo che Hitler prese il potere. Simon torna anche al suo vecchio liceo, ma questa non sarà una visita di piacere, perché si porta dietro l’amarezza di un tempo sbagliato, fatto di errori non dimenticati, ma che si cerca di nascondere.
Fred Hulman decide di far compiere a Simon, un personaggio che non conosciamo, quel viaggio di ritorno ed esplorazione del proprio passato che non è mai riuscito a compiere Hans, il quale nella città natale non ha più nulla che lo lega.

Perché è il mio libro preferito

Ogni volta che per un motivo o per un altro parlo dell’Amico ritrovato, libro che consiglio a tutti – e che purtroppo presto e non mi viene restituito in tempi brevi – mi commuovo fino ad avere gli occhi lucidi. L’emozione che ho provato a leggerlo la prima volta mi accompagna sempre nel parlarne, non l’ho mai dimenticata.
In questo caso dovrò raccontare il finale che, se non hai mai letto il libro ti consiglio di saltare, per non rovinare il senso di leggerezza che il libro ti lascia quando lo finisci.

Clicca qui per leggere gli spoiler sul finale

Dopo tanti anni, ormai adulto, Hans riceve della posta dal liceo che frequentava che riportava la richiesta di un contributo per ereggere un monumento ai caduti. Ad accompagnare la lettera un libretto con i nomi dei caduti.
Prima scorre tutti i nomi saltando quelli che iniziano con H, riconoscendo 26 dei suoi vecchi compagni di classe che sono morte per il Terzo Reich. Quando poi decide di cercare il nome di quello che è stato il suo migliore amico al tempo legge:

VON HOHENFELS, Konradin, implicato nella congiura per assassinare Hitler. GIUSTIZIATO

Questa è l’ultima frase del romanzo e il momento in cui i due amici fanno pace per riunire le proprie idee, come quando lo facevano per le poesie e la narrativa.

Quelle dieci parole sono la dichiarazione di amicizia più toccante che io abbia mai letto.

Per concludere, se non hai mai letto L’amico ritrovato di Fred Hulman mi chiedo cosa stai aspettando?

Autore: Fred Hulman
Titolo dell’opera: L’amico ritrovato
Titolo originale dell’opera: Reunion
Numero di pagine: 108
Voto: 5/5 ++
Dove trovarlo: nel tuo cuore dopo la lettura,
ma anche libro fisico, ebook.

Perché non leggere Ragazze elettriche

La mia voce si stende sicuramente fuori dal coro dei tanti apprezzamenti che ho sentito riguardo il libro Ragazze elettriche di Naomi Alderman, ma io non l’ho amato e non l’ho consigliato a nessuno, se non per potere avere qualcuno con il quale discuterne.

La trama in breve

Il libro si apre con la lettera di uno scrittore che invia il proprio manoscritto ad un’amica per sapere cosa ne pensa. Quello che leggiamo è quindi un romanzo che qualcuno sta scrivendo.
La narrazione si divide tra quattro protagonisti: Roxy, la figlia di un mafioso che apre la scena; Allie, una ragazza orfana che uccide il padre affidatario dal quale subisce ripetute violenze; Margot, una politica; e Tunde, un ragazzo giornalista che per primo diffonde un attacco elettrico da parte di una donna. 

Improvvisamente le donne di tutto il mondo scoprono di avere il potere di fare del male con un tocco perché in prossimità della clavicola si è formata una matassa di energia che le rende in grado di dare la scossa. All’inizio sembra essere una cosa casuale e poco diffusa, finché poi le donne che hanno questa capacità si allenano a controllarla e prendono il sopravvento sugli uomini, diventando appunto ragazze elettriche.

Perché non mi è piaciuto

Partiamo dal presupposto che io sono allergica a tutto ciò che non è realistico, infatti non acquisto libri fantasy o di fantascienza. Il far derivare quindi il potere delle donne da una matassa posta in prossimità della clavicola, cosa che nella nostra realtà pare poco possibile, non si sposa con le mie teorie pragmatiche.
Quello che mi disturba è che non viene spiegata la provenienza di questo nugolo elettrico. Capisco che questo sia un mio limite, di voler sapere le cose concretamente, ma se non mi viene spiegato il punto focale, non riesco ad immedesimarmi nel mondo che sto leggendo.

Non trovo realistica neanche la descrizione di come le ragazze elettriche prendono il potere con una totale soppressione degli uomini. Sicuramente il tema delle donne al potere è poco diffuso, e sapere che le donne per una volta governano ci porta a pensare solo alla vendetta nei confronti della nostra società in mano al patriarcato.
Io, nella mia ingenuità, penso che se le donne fossero in grado di sovrastare un uomo con la loro forza fisica non sarebbero così violente come è stato descritto in Ragazze elettriche. Secondo me Naomi Alderman non ha mai sentito parlare della tribù Mosuo, dove a governare sono le donne e non esistono la guerra e la violenza, certo manca anche il matrimonio.

Quello che ha fatto la Alderman, secondo me, non è diverso dal film francese Non sono un uomo facile su Netflix, che non si annovera tra i capolavori della piattaforma streaming. La società che abbiamo oggi è stata presa e rovesciata, senza aggiungere nulla di nuovo. Sicuramente un po’più innovativo è il cortometraggio da cui è stato tratto il film appena citato Oppressed Majority, che aggiunge almeno qualche differenza nei generi paralleli.

Cortometraggio Oppressed Majority 

La lingua di Ragazze elettriche

Io non ho letto il libro, ma l’ho ascoltato in audiolibro. Ho scoperto gli audiolibri grazie a L’amica geniale e li trovo un ottimo compagno per i tempi morti. Ho però notato che mentre Anna Bonaiuto ti fa entrare nel mondo creato da Elena Ferrante come ospite osservante, Tamara Fagnocchi che legge Ragazze elettriche non mi ha convinta per niente.

La scrittura della Alderman pure non ha aiutato: troppe scurrilità, anche quando il testo poteva farne a meno. Lo chiamano linguaggio pop, sicuramente, ma mi risultava anche questo poco realistico, pure per la cultura inglese e americana. Se c’è qualcuno a cui questo tipo di linguaggio non dovrebbe dare fastidio, direi che è proprio un italiano o italiana.

Tiriamo le somme

Penso che tu abbia capito che io non consiglio di leggere questo libro.
È stato affiancato al Racconto dell’ancella di Margaret Atwood per il sapore distopico nel quale viaggia, ma Naomi Alderman a parer mio non crea un mondo concreto, non offre basi sulle quali poggiare e creare un immaginario personale e non sono entrata in empatia con nessuno dei quattro protagonisti.

Un altro aspetto che non mi ha convinto è stata l’introduzione della religione. Una sorta di setta creata da Allie diventata Madre Eve della quale non ho capito lo scopo. Forse sottomettere gli uomini?

Non metto in dubbio di non aver colto molti aspetti della narrazione perché su wikipedia si legge che “Nel giugno 2017 il romanzo ha vinto il Women’s Prize for Fiction” e che “Il romanzo è stato anche inserito nella lista dei 10 migliori libri dell’anno del The New York Times”. Forse se lo leggessi con la mia voce e non quella di Tamara Fagnocchi avrebbe su di me un diverso risultato. Sarebbe un esperimento interessante!

Ho letto che Ragazze elettriche diventerà una serie, quindi penso che incontrerò nuovamente il mondo della Alberman e proverò a dargli così una seconda possibilità.

Autore: Naomi Alberman
Titolo dell’opera: Ragazze elettriche
Titolo originale dell’opera: The Power
Numero di pagine: 446, equivalenti a 12 ore di audiolibro.
Voto: 2/5
Dove trovarlo: formato libro, ebook.

Una cosa divertente che non farò mai più

Nella mia lista dei sogni e progetti c’è di sicuro una crociera. Mi immagino a prua a guardare l’oceano cercando di scorgere i delfini in lontananza, ma soprattutto a rimanere distesa su una sdraio a non fare assolutamente nulla che non sia mangiare o scegliere la prossima attività da fare

Tutto quello che potremmo immaginarci di piacevole in una crociera, viene guardato con occhio distaccato da David Foster Wallace e messo sotto una lente critica che rende ogni dettaglio tragicomico.

La copertina del libro

Ma allora perché ha fatto una crociera se non gli piacciono queste cose?

Il libro è nato da un reportage che la rivista Harper’s gli commissionò. lo scrittore avrebbe dovuto raccontare com’è una crociera extra lusso sulla nave Nadir per sei giorni e sette notti di visita dei Caraibi. Quello che sarebbe un sogno praticamente per tutti, viene analizzato con distacco, come se tutto quello che accade, dall’attesa per la partenza, alle cene alle quali partecipa, non stia accadendo a lui.
Il perché di fare una vacanza su una crociera extra lusso la si legge in questa frase:

Una vacanza è una tregua dalle cose sgradevoli e poiché la coscienza della morte e della decadenza è sgradevole, può sembrare strano che la più sfrenata fantasia americana in fatto di vacanze preveda che si venga schiaffati in mezzo a una gigantesca e primordiale macchina di morte e decadenza.

Le situazioni più divertenti

Un passeggero non può trasportare la propria valigia

Sicuramente il capitolo che più mi ha divertita è il nono nel quale vengono descritti i particolari del lusso, quel lusso che tanto viene ripetuto nella pubblicità.
L’equipaggio della Nadir si occupa dei proprio passeggeri dall’arrivo in aeroporto, dove vengono prese in carico le valigie che poi verranno portate direttamente in cabina. David Foster Wallace, che necessitava di vedere la nave allontanarsi dal porto e non voleva bruciarsi per il forte sole, descrive il momento in cui è andato alla ricerca dello zinco da mettersi sul naso, che si trovava nella sua sacca. Si dirige quindi nella hall dove si trovano i facchini intenti a organizzare le valigie da consegnare ai legittimi proprietari. Lui vedendo la sua sacca cerca di prenderla, ma viene subito bloccato da un ragazzo dell’equipaggio che la vuole consegnare di persona. Questa scena mette il facchino in una situazione non facile: si trova in bilico tra “IL CLIENTE HA SEMPRE RAGIONE” e “IL CLIENTE NON DEVE MAI PORTARE I SUOI BAGAGLI“. Vince la prima sulla seconda, ma non senza ripercussioni. Infatti mentre lo scrittore si trova sul ponte, il facchino subisce una lavata di capo.
Come epilogo, Wallace riceve una visita di scuse da parte dell’ufficiale delle Relazioni con il pubblico, che lo fa render conto dell’infelice situazione nella quale ha messo il facchino per quel suo gesto bonario. Ci tiene però a farci sapere che ha fatto promettere all’ufficiale di non licenziare il ragazzo.

Lenzuola fresche ad ogni uscita

La cabina viene pulita e riordinata e le lenzuola e gli asciugamani cambiati quando la si lascia per più di 30 minuti. Se si sta fuori meno tempo invece non viene ripulita, ma neanche si trova la cameriera intenta a pulire la cabina. Come facciamo a saperlo? David Foster Wallace ha fatto varie prove nei sei giorni di navigazione: ha provato ad uscire per 10, 20 e per 29 minuti e ad ogni suo rientro ritrovava il sudiciume lasciato, ma se andava in giro dai 31 minuti in su, la sua cabina brillava e il cioccolatino veniva lasciato sulle lenzuola fresche.
Sebbene abbia fatto vari esperimenti come girare l’angolo improvvisamente per cogliere in fallo la donna delle pulizie, o fare vari giri, sempre diversi, per cercare di capire se venisse seguito, non è riuscito a capire come questo fosse nel potere dell’equipaggio della Nadir. Non è riuscito neppure a vedere se ci fossero delle telecamere nascoste nei corridoi. Rimarremo pure noi con questo dubbio, ma è sicuramente interessante immaginarsi lo scrittore che svoltato l’angolo fa uno scatto e torna nella cabina, ma rimane deluso di non trovarci la cameriera intenta a ripulire.

Le note a piè di pagina sono il vero spasso

Le note a piè di pagina

La parte sicuramente più divertente rimangono le note a piè di pagine, presenza quasi ingombrante, tanto che occupano persino due pagine intere del libro da sole.
Questi commenti personali non sono stati creati per comparire sulla rivista, quindi David Foster Wallace si è lasciato andare ad ogni commento più sagace e approfondito di ogni singola cosa o passeggero che si sia trovato di fronte durante quei sei giorni e sette notti, commentando pure i discorsi delle cene alle quali ha partecipato.

Come commento finale io consiglio a tutti di leggere Una cosa divertente che non farò mai più, anche solo per sapere esattamente cosa succede in una crociera extra lusso. Simpatico e frizzante è difficile da chiudere e non finire tutto d’un fiato, è sicuramente un ottimo rimedio per il temuto blocco del lettore.

Autore: David Foster Wallace
Titolo dell’opera: Una cosa divertente che non farò mai più
Titolo originale dell’opera: A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again
Numero di pagine: 164 pagine
Voto: 5/5
Dove trovarlo: Libro, ebook, audiolibro.

Leggere Cecità durante una pandemia

Non ho di sicuro scelto il momento giusto per leggere Cecità di Saramago, o forse è stato proprio il periodo perfetto, nel quale entrare in empatia con il racconto era obbligatorio?

Il 2020 sarà sempre segnato dall’epidemia di Covid19 che ha obbligato tutto il pianeta ad una quarantena forzata e la social distancing non sarà più solo una prerogativa degli asociali, bensì un salvavita anche per le persone che del tocco umano non possono fare a meno, a costo di mettere in imbarazzo l’interlocutore.

La copertina

La trama

Per chi non sa di che cosa tratti questo romanzo, in breve, Saramago ci porta in un paese non definito nel quale le persone si ammalano di una cecità bianca, chiamata “mare di latte”. La malattia arriva senza alcun segnale, improvvisamente alla persona prima normovedente si presenta uno visuale completamente bianca. Chi è venuto a contatto ravvicinato, anche solo la stessa presenza in una stanza d’attesa dal dottore, provoca il contagio. Le prime persone, poche, ammalate vengono messe in quarantena in un vecchio manicomio e qui, lontano dagli occhi della civiltà, avviene la lotta alla sopravvivenza tra disperati.

Leggendo mi sono resa conto che si trattasse di un’allegoria. Ad una prima lettura pensavo all’ennesima interpretazione della cattiveria umana, ma il Libro della letteratura ha sciolto ogni mio dubbio: Cecità è una allegoria satirica sullo Stato autoritario portoghese l’Estado Novo che ebbe il potere in Portogallo tra il 1933 e il 1974. Leggendo le pagine di questo romanzo ci facciamo un’idea molto chiara di come questo potere sia stato mantenuto in Portogallo. Le cose che succedono dentro il manicomio mostrano l’umano che si lascia andare alla sua parte più animale, a quella che risponde solo alla propria sopravvivenza.

Rinchiudere delle persone in una struttura, dimenticarsi di portargli da mangiare, non offrirgli cure e non aiutarli a sotterrare i morti, sono solo alcune delle immagini che dobbiamo leggere per attraversare la storia. José Saramago scrive tutto vividamente, con dettagli così minuziosi da lasciarmi la sensazione di trovarmi dentro al manicomio anche dopo aver spento il Kindle. Essere obbligata – da me stessa, perché a Berlino non c’è l’obbligo di proteggersi naso e bocca quando si è all’aperto – ad avere una mascherina che mi copre metà viso, non poter avere la libertà di fare quello che sono stata abituata a fare fino a febbraio scorso, aggiunge pathos a quello che leggi.

Un esempio di pagina.

La scrittura di Saramago

A prima occhiata la lettura è un po’ pesante. La pagina si vede tutta compatta, non c’è spazio per tirare un respiro e riprendersi da quello appena letto. Spesso il mio occhio si è perso e perdevo il segno se non ero molto concentrata su quello che stavo leggendo. Questo all’inizio, perché quando poi si prende confidenza con la moglie del medico, il medico, il primo cieco, la moglie del primo cieco, la ragazza con gli occhiali da sole, il vecchio con la benda e il ragazzino strabico, ti sei ormai abituata e il testo scorre meglio, forse perché ti senti così vicino a questi personaggi senza nome, che potrebbero essere chiunque, e vuoi sapere cosa ne sarà di loro, ma allo stesso tempo inconsciamente pensi che a te è andata meglio.
I sette personaggi principali non hanno nome, ma solo una connotazione che ce li fa sempre ritrovare fra tutte quelle persone ormai immerse nel mare di latte.

Le sensazioni lasciate

Io uscivo e mi sentivo addosso la paura di diventare cieca. Camminavo per strada e mi chiedevo come avrei potuto trovarmi qui se non ci fossero state le immagini che vedevo ad accompagnarmi. In aggiunta alla situazione medica mondiale, davanti a casa mia ci sono i lavori, la strada è smantellata, c’è disordine ovunque e i bidoni della spazzatura sono raggruppati tutti assieme all’angolo della strada, ti lascio immaginare il puzzo.

Beh io queste settimane non ho solo letto Cecità, ma ho pensato che mi rincorresse pure, mi seguisse e non mi lasciasse più. Si dice che quando qualcosa ci tormenta bisogna metterla per iscritto e questo perderà il peso che esercita su di noi. Lo spero davvero.

Autore: Josè Saramago
Titolo dell’opera: Cecità
Titolo originale dell’opera: Ensaio sobre a Cegueira
Anno di pubblicazione:1995
Voto: 4
Dove trovarlo: in formato libro, in eBook
Numero di pagine: 276
Informazioni compresse