Categoria: Libreria di Silvia

La biblioteca delle ultime possibilità, necessarie?

Ultimamente sto ascoltando molti audiolibri, è più semplice chiaramente. Quando sono nei mezzi non sono obbligata a tenere un libro in mano e sfogliarlo per poter andare avanti nella mia lettura, ma soprattutto posso continuare la storia anche se cammino. Non ho problemi nel leggere camminando, ma non è una cosa che posso fare sempre, ecco possiamo dire così.

Quindi ascoltare una voce che legge il libro per te, se la voce è accogliente, è veramente piacevole e in poco tempo si riesce a fare il pieno di storie, che con la propria lettura non è possibile, soprattutto per una come me, che legge lentamente.

Una delle ultime “letture” è stato il libro La biblioteca delle ultime possibilità. Avevo visto la copertina in libreria a Cagliari a maggio, e mi aveva intrigato. Se si parla di libri allora è un romanzo che fa per me! La forma del volume è particolare, e avrei voluto facesse parte della mia libreria, mi piace fare la raccolta delle varie forme che un libro può avere.

Non so bene cosa mi avesse fermata dall’acquistarlo, forse perché avevo già acquistato 10 libri in due mesi, o forse la copertina era troppo rosa, oppure il ricordo delle storie non ancora lette in attesa di essere esplorate dai miei occhi. Fatto sta che non l’ho acquistato e qui dico: per fortuna!

Quando ho trovato La biblioteca delle ultime possibilità tra le storie che avrei potuto ascoltare l’ho subito messo tra i preferiti e appena è arrivato il suo turno ho premuto play e mi sono affacciata sul suo mondo.

La trama de La biblioteca delle ultime possibilità

June vive in un piccolo paesino dell’Inghilterra ed è assistente bibliotecaria, lavoro che fu di sua madre, finché non è morta di cancro. June è una ragazza molto semplice, e qui termina non fu più giusto: vive nella casa dove ha sempre vissuto con la madre, della quale non ha buttato i libri, i vestiti e i soprammobili. La ragazza condivide la casa con il gatto di sua madre, Alan Bennet, che la odia. Non le fa compagnia e la guarda costantemente di sottecchi.

La sua vita si dispiega tra la biblioteca nella quale lavora, il ristorante cinese nel quale tutti i lunedì acquista lo stesso pasto da sempre, e casa sua nella quale legge.

Un giorno al ristorante cinese trova alla cassa un suo vecchio compagno di classe, Alex Chen diventato avvocato a Londra, che si trova lì per aiutare il padre che ha avuto in incidente nel lavoro. Iniziano a parlare di libri e lei ogni settimana gli consiglia romanzi, visto che che ha solo cultura horror.

La sua vita si movimenta quando giunge la notizia che il consiglio di contea vuole chiudere sei biblioteche, tra cui la sua. Lei e alcuni ospiti abituali della biblioteca (Stanley, Chantal, Mrs B e Vera) si danno da fare per mettersi contro questa decisione e tenere aperto il loro luogo di ritrovo, perché la biblioteca non è solo un posto dove si possono prendere dei libri in prestito, ma è un posto dove:
Chantal può trovare un po’ di pace dalla sua numerosa famiglia e poter studiare,
Stanley lo vede come una seconda casa, visto che la sua non ha acqua corrente né elettricità,
– gli stranieri vengono aiutati da June nella burocrazia.

Ognuno ha un motivo che esula dai libri per trovarsi in biblioteca e non vuole perdere quell’oasi di pace.

June, una protagonista patetica

È veramente orribile da dirlo, ma June viene descritta come una ragazza patetica. Non ha mai avuto un amico, non ha mai fatto nulla in vita sua, praticamente vive a immagine e somiglianza di sua madre, che a differenza sua era una donna frizzante, allegra, socievole.

June riesce a dare una svolta alla sua vita solo perché sta per perdere tutto quello che ha sempre avuto, le stanno togliendo la vita che conosce da sotto i piedi e non sa come andare avanti. In un moto di sopravvivenza quindi si rende conto di avere degli amici tra i soliti visitatori della biblioteca, in primis Stanley, che loro contano su di lei più che solo come timbro su un cartellino.

June da non saper dire una parola in pubblico riesce a parlare davanti al consiglio di contea, e pure con un monologo parecchio lungo. Ad un matrimonio si ubriaca e prova a baciare Alex Chen, lei che a 28 anni non ha mai baciato nessuno.

La sua svolta è troppo repentina e troppo contraria alla vita dei precedenti 28 anni per essere reale. Sono passata dal pensare “Svegliaaaaa!!!” al “Cosa?! E ora perché fa questo?”.

Consiglio La biblioteca delle ultime possibilità?

No! Lo consiglio a chi ha voglia di leggere una cosa molto leggera, che non ha un’ampia conoscenza di libri, perché nel libro ne vengono suggeriti parecchi, dopotutto si parla di una biblioteca e di storie che questa biblioteca racchiude. Mi ha commosso? Certo, mi sono fatta un piantino, non certa però se solo per la storia, o anche per quello che di simile è capitato alla mia famiglia.

Non metto in dubbio di non aver compreso il libro, sono sicura che la biblioteca delle ultime possibilità si riferisse a tutti i personaggi che in qualche modo sono emarginati e che trovano nella Chalchot Library un posto dove essere se stessi e accolti per quello che sono, senza pregiudizi.


Autore: Freya Sampson
Titolo dell’opera: La biblioteca delle ultime possibilità
Titolo originale dell’opera: The Last Chance Library
Numero di pagine: 288
Voto: 2/5
Dove trovarlo:

La vita inizia quando trovi il libro giusto, non questo però

La scelta di un libro da acquistare del quale non si conosce la trama può dipendere dalla copertina o dal titolo. Quando l’anno scorso volevo avere a tutti i costi il telo mare della Garzanti con scritto “Io leggo” ho dovuto scegliere velocemente due libri al telefono con mia madre. Se conoscevo A sangue freddo di Truman Capote non avevo mai sentito La vita inizia quando trovi il libro giusto di Ali Berg e Michelle Karus.

Il titolo mi ha fatto pensare ad un saggio sulla lettura, ma purtroppo non è stato così. Questo libro, scritto a quattro mani (!) narra la storia di Frankie, scrittrice sull’orlo del fallimento, che lavora nella libreria della sua migliore amica incinta, sposata con un macho man, che però lavora a maglia – questo particolare è stato sottolineato parecchie volte.

L’amore per la letteratura dovrebbe essere quindi il fulcro del libro, o almeno questo è quello che tutto ci porta a pensare, ma la sola Letteratura, con la L bella maiuscola, che Frankie accetta è solo quella che lei considera bella e meritevole di essere letta e/o ricordata. La sua autrice preferita è Jane Austen che legge e rilegge, tanto da consumare il libro.

La nostra eroina/scrittrice/libraia soffre ancora per una relazione finita da poco con tale Ads (mai nome in questi anni fu scelto peggio, ogni volta che lo leggevo mi veniva in mente la pubblicità di Google) che ormai si è rifatto una vita, quindi lei è alla ricerca dell’amore romantico che legge nei suoi libri preferiti. Quel giorno in libreria entra un ragazzo che più bello non si può, così bello che non sembra vero, un essere immaginario, e infatti quale libro compra questo ragazzo bello come il sole? New Moon!

Frankie, che se non giudica il libro dalla copertina, possiede la scheda numero 1 del club “Giudichiamo le persone da quello che leggono, e se leggi Young Adult sei una brutta persona”, crede di perdere interesse per il bel ragazzo che ha come difetto solo di amare i libri scritti per i giovani adulti, quindi la saga di Twilight, Maze Runner, e via dicendo.

Il ragazzo si chiama Sunny Day (giornata di sole) e come un lampo a ciel sereno entra nella vita di Frankie illuminandogliela, perché lui non è solo bellissimo, ma è bravissimo, un ragazzo d’oro che la ama da subito.

Frankie però prima di iniziare ad uscire con Sunny, aveva deciso di lasciare alla letteratura la scelta dell’uomo della sua vita: prende dalla libreria dell’amica i libri che più le piacciono e alla fine del libro scrive una frase che, paragrafata, recita così “Ciao se anche a te è piaciuto questo libro, dobbiamo assolutamente conoscerci, scrivimi”. Questi libri vengono poi lasciati sparsi nei mezzi di trasporto pubblici.

In contemporanea con gli appuntamenti Frankie scrive un blog con i dettagli degli appuntamenti e anche dell’inizio della relazione con Sunny, che lei ormai chiama Edward [Cullen]. Tra questi ragazzi interessati ad una che usa i libri come un’agenzia per cuori solitari, si trova una donna, uno stalker, un ballerino, che guarda caso è amico di Sunny e che porta luce sugli appuntamenti clandestini di Frankie.

Chiaramente Sunny la perdona, ma non solo! L’agente di Frankie che, dopo l’ultimo flop si era dimenticata di averla come cliente, è venuta a conoscenza del blog e ha deciso di riprenderla sotto la sua ala e di far pubblicare quello che si trova in rete.

Per farla breve, perché purtroppo ho già dedicato troppi mesi alla lettura di questo libro, che è venuto dopo Una vita come tante, che forse ancora devo digerire, tutta la storia di Frankie si svolge in Australia, e non tra tribù indigene, ma in una delle grandi città dell’Australia, Sidney o Melbourne, non ricordo. L’unica cosa di cui io voglio leggere di questo continente sono i canguri e i koala che vivono all’aperto, o conoscere meglio le tribù.

Quindi se posso trovare un insegnamento leggendo questo libro è stato: leggi la quarta di copertina prima di acquistare un libro, perché potresti trovarti delle ciofeche colossali.

Yanagihara racconta davvero una vita come tante?

Ci sono dei libri che mi trovo “costretta” a leggere, perché non mi piace criticare o elogiare qualcosa solo per sentito dire, quindi devo creare la mia opinione avendo la cosa sotto mano.

Una vita come tante è un libro che crea molte aspettative. Chi lo ha letto dice che si piange dall’inizio alla fine. Una influencer ha iniziato a piangere a pagina 40, ma probabilmente era nella fase premestruale. C’è addirittura chi dice di non poter fare null’altro dopo aver girato l’ultima pagina perché la vita sembra vuota.

Puoi ben capire che iniziare questo romanzo di mille pagine – nella traduzione italiana – è stato quasi come firmare un contratto con il mio cuore. Ogni pagina era un’analisi nell’attesa della lacrima, che – spoiler alert – è arrivata solo all’ultimo capitolo.

Di cosa parla Una vita come tante

Il titolo vuole suggerire che le 1000 pagine del libro raccontino una vita, come la tua e come la mia, come tante ce ne sono in questo mondo. La vita di Jude, che all’università incontra i migliori amici: Willem, Malcom e JB.

Tutti e quattro frequentano Yale. Willem è di origini svedesi, cresciuto in un ranch nel Wyoming con un fratello disabile e dei genitori anaffettivi. Malcom un ragazzo di colore molto ricco, che cerca di rendere orgogliosi i genitori ogni giorno della sua vita. Jean Baptiste un ragazzo di origini haitiane che, per omologarsi alle aspettative della società a scuola raccontava di provenire da una famiglia disagiata, invece la madre è preside di un liceo e lui il cocco delle zie e della nonna con le quali vive.

Infine c’è Jude, il bambino, ragazzo e poi uomo, di cui conosciamo tutto e attorno al quale girano le vicende dei quattro amici. Lui è la stella attorno alla quale orbita tutta la storia e che dirige le dinamiche dell’amicizia.

Cosa succede dopo aver letto Una vita come tante

Ho finito il libro ormai quasi un mese fa e ancora non sono riuscita ad immergermi nella storia di qualcun altro. Subito dopo averlo finito e aver asciugato le lacrime e soffiato il naso, stavo bene, dopotutto è solo un libro e una storia inventata. Eppure dopo alcuni giorni, mi mancava leggere le storie di Willem, Malcom, Jude e JB, in qualche modo la scrittura della Yanagihara riesce ad entrarti dentro.

Sicuramente la scrittrice scrive bene, ma potremmo dire che “le piace leggersi”, un po’ come le persone che parlano senza sosta perché gli piace il suono della loro voce. Diciamo che di quelle 1100 pagine un buon quarto avrebbe potuto essere tagliato.

Ci sono delle descrizioni di fatti che poi non trovano alcun riscontro nelle pagine successive. Credo che Hanya Yanigihara abbia saltato l’insegnamento di Cechov, secondo cui se viene mostrata una pistola, allora questa sparerà. Questo lo si può interpretare anche come: mostra solo ciò che è veramente inerente alla trama. Avrei saltato volentieri tutte le scene descrittive della preparazione e del trucco di Willem, ad esempio, perché non hanno aggiunto nulla al libro.

La critica che è stata maggiormente mossa, nascosta da una miriade di elogi, è che questo libro faccia uno sfoggio estremo del dolore. Quando leggevo mi chiedevo se Yanigihara non avesse per caso un sacchetto pieno di bigliettini con le disgrazie del mondo e attingesse a caso da quello per continuare la storia. Una disgrazia dopo l’altra.

Questo libro mi ricordava i racconti che ci assegnavano alle elementari. La mia amica Alice ed io li terminavamo sempre con: Pietro cade dalla rupe, si rompe la testa pestandola su un masso e muore. Certo Yanigihara articola molto meglio la sofferenza, ma era veramente così necessario accorpare tanti eventi uno peggio dell’altro in una sola persona?

Un’ultima cosa, prima di spingermi nella parte che, se non hai letto il libro, ti consiglio di tralasciare e tornare qui a leggere solo dopo che anche tu avrai detto addio a Jude, Willem, Malcom e JB. In inglese il titolo è A Little Life, letteralmente Una vita piccola, ma nessuna vita dei quattro amici lo è. Tutti e quattro eccellono nei loro ambiti di carriera, ma è veramente possibile che di quattro amici, tutti siano il meglio che il mercato possa offrire? Non credo si sia mai visto che in un gruppo di amici tutti diventino ricchi e conosciuti, neppure se tutti hanno studiato a Yale.

Il libro mi è piaciuto, molto, ma non a fondo, secondo me è un’esagerazione nei sensi della vita e della sofferenza. Mi rifiuto di pensare che qualcuno abbia sofferto così tanto, ma pure che tutti siano così trionfanti nella vita, restando comunque genuini e buoni di cuore. Qualcuno si, ma non tutti come in questo libro! Non è una vita come tante, è una vita particolare, quattro vite straordinarie, nel senso di fuori dall’ordinario!

Jude St. Francis

Jude è un orfano e ha un problema alle gambe che non gli permette di camminare normalmente, anzi gli provoca veri e propri dolori lancinanti che gli bloccano temporaneamente la vita.

Viene sempre descritto come un bel ragazzo, timido e molto riservato, ma estremamente intelligente e gentile. Sembra essere sbucato fuori dal nulla, perché i suoi amici non sanno nulla del suo passato. È arrivato all’università portando tutti i suoi averi dentro uno zaino e prima di allora non aveva mai usato un computer.

Di lui non si sa e non si capisce neanche la provenienza etnica, cosa che disturba JB. Appena nato è stato abbandonato vicino ad un cassonetto e trovato e ospitato da dei frati nel monastero dove vivevano. Jude cresce quindi con degli uomini di Chiesa che fanno di lui un po’ quello che vogliono: lo picchiano, lo puniscono, si fanno trovare nella sua stanza con l’oscurità e decidono che non dovrà possedere mai nulla.

Mi sono chiesta come fosse possibile che questi Frati si fossero presi cura di un bambino in fasce, perché proprio non riesco ad immaginarmi questa scena, ma sebbene Hanya Yanigihara si sia informata dettagliatamente sulla malattia di Jude, in modo da far risultare il tutto più credibile, possibile che non abbia pensato che a qualcuno potesse venire il dubbio sui primi anni della vita di Jude.?Per chiarire da subito: Jude è il nome inglese di Giuda Taddeo, chiaramente scelto dai frati.

In tutto il monastero l’unica persona che è gentile con lui è fratello Luke, quindi, quando questo gli chiede di scappare con lui, il bambino di 8 anni non se lo fa ripetere due volte e sale in macchina, con la speranza nel cuore che Luke diventi suo padre. Invece si trasformerà nel suo protettore ed amante.

Fratello Luke raggira il bambino Jude dicendo di non avere più soldi per comprare la casa in mezzo al bosco che gli aveva promesso dove essere finalmente una famiglia, allora il bimbo dice di poter lavorare per aiutarlo, peccato che il lavoro proposto era soddisfare sessualmente i pedofili delle città dove si rifugiavano.

Questa è la vita che è costretto a fare dagli 8/9 anni fino ai 12 anni, quando la polizia irrompe nella camera d’albergo e Fratello Luke si impicca in bagno. Altro punto dolente della realtà di questo libro: dove ha trovato la corda per impiccarsi, dove l’ha appesa, aveva sempre una corda di riserva nell’attesa di compiere suicidio? Mistero.

Jude viene quindi portato nell’orfanotrofio e pure qui viene abusato dagli assistenti. Siccome non bastavano le violenze sessuali viene picchiato con una scopa così forte che le schegge di legno gli rimangono sotto pelle, infettandola e provocando delle orribili cicatrici, delle quali si vergognerà tutta la vita.

Durante uno di questi abusi notturni nella stalla, dopo essere stato soddisfatto il suo aguzzino si addormenta sopra di lui, offrendogli la possibilità di scappare. Jude corre quindi verso la libertà. Però non ha soldi per comprare un biglietto dell’autobus, e si trova costretto a vendere il suo corpo ai camionisti in cambio di un passaggio.

Spossato a causa delle malattie veneree si addormenta vicino ad un albero e il Dr. Traylor lo carica in macchina e lo porta a casa sua, senza che Jude si accorga di nulla. Qui lo cura, lo sfama e lo tiene rinchiuso nella stanza del piano inferiore nella quale il dottore entra solo quando ha voglia di fare i giochi perversi che tanto gli piacciono. Un giorno , dopo circa quattro mesi di prigionia, stanco del ragazzo, che aveva già provato a scappare, lo porta fuori e lo rincorre con la macchina fino a fargli esaurire le forze, quindi lo investe, causandogli tutti quei problemi che lo porteranno all’amputazione delle gambe.

Finalmente arriva Ana nella sua vita, l’assistente sociale che lo aiuta nella riabilitazione post incidente e che lo affida alle cure di una famiglia, dalla quale sta per poco tempo, fino a quando loro si trasferiscono, ma ormai Jude è abbastanza grande da potersi iscrivere all’università. Fratello Luke gli avrà pure tolto l’innocenza, ma gli ha dato una conoscenza così vasta in quattro anni, che viene ammesso a Yale.

All’università vive nello studentato con Malcom, JB e Willem e diventa molto amico di un professore di diritto, Harold, che lo introduce a casa sua.

Dopo l’università va a vivere a Lispenard Street in un appartamento fatiscente con Willem, che pare essere quello che si prenderà cura di lui, a causa delle sue disabilità. Jude lavora nell’ufficio del procuratore e inizia a farsi una fama come avvocato eccellente. Willem lavora come cameriere e intanto cerca di sfondare come attore, Malcom lavora in uno studio di architetti molto conosciuti, ma è solo uno dei tanti, e JB cerca di trovare la sua strada nell’arte.

Passano gli anni e i destini dei quattro amici sbocciano:
Willem diventa un attore famoso, che guadagna milioni per ogni film, gira più di un film all’anno in ogni parte del mondo;
Malcom fonda uno studio di architetti con la fidanzata e aprono studi sparsi nel mondo;
JB trova la sua strada nel mondo delle gallerie dipingendo le foto che fa ai suoi amici, ma, come ogni buon artista che si rispetta, è schiavo della droga, causa della quale litiga con Jude e Willem;
Jude va a lavorare in uno studio rinomato, guadagna un sacco di soldi ed è l’avvocato più temuto e conosciuto. Purtroppo spesso le gambe gli danno fastidio, quindi deve usare la sedia a rotelle, ma acquista una casa gigante, dove riserva uno spazio all’amico Willem. Viene adottato all’età di 30 anni da Harold e dalla moglie.

Quando le cose sembrano andare bene incontra Caleb, la prima relazione della sua vita. Peccato che quest’uomo non sopporti la debolezza intrinseca di Jude e della sua disabilità, tanto da portarlo ad odiarlo e a trattarlo così male umiliandolo, fino a riempirlo di botte lasciandolo a terra immerso nel suo sangue e vomito. Per fortuna viene ritrovato da Harold la mattina che lo porta da Andy, altra figura importante per Jude, il suo medico, e l’unico a sapere quasi tutto della sua vita, l’unico con il quale parli dei tagli che si fa.

Jude è diventato autolesionista da bambino, uno dei tanti insegnamenti di Fratello Luke, perché al piccolo di 10 anni, che non sopportava di essere usato come un bambolotto dagli uomini, è stato suggerito di tagliarsi, in modo da sopportare l’umiliazione che ne derivava.

Il Jude adulto è un uomo amato dagli amici, ha finalmente dei genitori, ma si sente ancora uno schifo e non meritevole di amore. L’incontro con Caleb non ha fatto altro che aumentare questi pensieri finché non decide di togliersi la vita tagliandosi i polsi. Viene fortunatamente salvato. Willem torna da un luogo lontano dove stava girando un film e da allora, se già erano tanto vicini, il loro rapporto diventa sempre più simbiotico. Lui ed Andy si mettono d’accordo per chiamarlo di notte uno e di mattina l’altro in modo da controllarlo.

Willem rifiuta persino dei ruoli lontani per stare vicino a Jude e si trasferisce da lui per non lasciarlo mai solo. E non lo lascerà più solo perché Willem si rende conto che è innamorato dell’amico, che la protezione che ha nei suoi confronti in realtà è amore ed attrazione.

Lui ci è sempre stato presentato come uno sciupafemmine, un uomo bellissimo che non sa mai stare solo. Quando gli viene quindi chiesto se è gay lui risponde: “Non mi piacciono gli uomini, io amo Jude!” Di primo acchitto non ho capito la scelta di fare innamorare i due amici, che hanno un’amicizia splendida, secondo me la storia non sarebbe cambiata molto se fossero rimasti solo amici, ma andando avanti con il libro questa scelta mi ha disturbato meno.

I rapporto tra i due, ormai uomini, è, si può dire, anomalo. Willem è molto focoso e desidera l’altro genuinamente, Jude invece deve combattere con la credenza che tutti gli uomini da lui vogliano solo sesso. Per lui non esiste fare l’amore, a lui non piace ed è pure impotente. Si lascia andare con l’amore della sua vita quasi un anno dopo che hanno iniziato la loro storia, ma smettono presto di essere fisici perché Willem capisce che a Jude questo provoca disagio.

Quando sembra che si stiano per lasciare, Jude racconta tutta le disgrazie che ha dovuto subire e Willem capisce e non gli chiederà mai più di un abbraccio, ma gli chiede di farsi aiutare da uno psicologo.

Jude deve affrontare anche la sua più grande paura: perdere le gambe. Purtroppo una ferita che si è aperta in un polpaccio non si rimargina provocando dolori insopportabili, ma quelle sono le sue gambe, anche se malandate. Durante la riabilitazione non è solo, ha tutte le persone che lo amano vicino e sempre disponibili.

Le cose sembrano andare per il meglio, lui e Willem sono felici e hanno costruito una casa nel mezzo del bosco, dove spesso vanno. Proprio quando avevano pianificato di riunirsi tutti lì per un weekend, Willem in macchina di ritorno dalla stazione con Malcom e consorte ha un incidente e tutti e tre muoiono.

Quando pensi che le cose non potrebbero andare peggio, respira e preparati ad altro dolore.

Jude perde l’amico più caro e l’unico amore che abbia mai avuto. Perde peso e vuole lasciarsi morire, ma Harold, Andy, JB e Richard lo aiutano a riprendersi. Ma la vita senza Willem non ha senso e sebbene pare stia meglio, veramente meglio, dopo circa due anni e mezzo dalla morte del suo compagno, si toglie la vita, lasciando un vuoto nei cuori dei suoi genitori adottivi, che verrà ricolmato quando troveranno casualmente il regalo che Jude aveva fatto loro il giorno dell’adozione: aveva registrato la sua voce che canta le canzoni preferite di Harold, ma dalla vergogna nascose il CD nella libreria.

Mi piace pensare che il fatto di averlo trovato così tanti anni dopo sia stato il regalo più bello che potessero ricevere.

Autore: Hanya Yanigihara
Titolo dell’opera: Una vita come tante
Titolo originale dell’opera: A Little Life
Numero di pagine: 1091
Voto: 3,5/5
Dove trovarlo: cartaceo.

La Sardegna dell’Accabadora

Michela Murgia è una sarda che mi fa sentire orgogliosa di esserlo anche io e con il racconto Accabadora lei ha dimostrato tutto il suo amore per la nostra isola.

Ho conosciuto questa scrittrice per il saggio Ave Mary, nel quale racconta come il ruolo della donna è stato condizionato dallo zampino della Chiesa. Da quel momento ho voluto saperne di più, sconfiggendo la ritrosia che ho sempre avuto nei confronti di Grazia Deledda, alla quale però mi sto avvicinando con lentezza grazie alla Murgia e all’episodio di Morgana a lei dedicato.

Maria che lascia la Sardegna è una donna alla ricerca di una nuova strada, di qualcosa di nuovo e di evoluto, allontanandosi dalle tradizioni che in quel momento ritiene antiche e anche barbare.

Cosa trovi nell’Accabadora?

Nel romanzo ho ritrovato tutte le atmosfere che mi ricordo della Sardegna di quando ero una bambina e passavo il tempo nel paesino dei miei nonni in Barbagia, dove la sera ci si siede a bordo strada e si vedono le pecore passare di ritorno dal pascolo oppure dove non si nega un saluto a nessuno, neppure ai forestieri.

Le protagoniste del libro sono Bonaria Urrai, una vedova che di mestiere è una sarta, e Maria Listru, che viene adottata dalla prima con la formula di figlia d’anima. Questa si può definire un’adozione orale, nella quale la bambina va a vivere dalla nuova famiglia, ma non perde i contatti con la famiglia biologica.

Il racconto di svolge negli anni Cinquanta, quando la magia dell’entroterra sardo era ancora molto presente, quando le tradizioni non avevano ancora lasciato spazio ad internet. Nel paese, Soreni, tutti si conoscono e tutti mantengono il segreto di Bonaria, quello che di notte lei aiuta le persone a lasciare il mondo terreno con dignità.

Accaba in sardo significa finire, terminare. Quindi Accabadora è colei che fa terminare la vita delle persone più vicine alla morte, per volere loro e dei loro cari. Quella che ora chiamiamo eutanasia.

Maria, ancora giovane, non sa di questo servizio svolto da Bonaria, ma dopo la confidenza di un suo amico che coglie sul fatto l’accabadora durante la festa dei santi, decide di abbandonare la casa che l’ha accolta e si trasferisce a Torino non sentendosi più a suo agio.

I sardi e la Sardegna

Dopo soli due anni ritorna nell’isola per riabbracciare le proprie radici e la sua seconda madre che si è ammalata.

Si dice che i sardi abbiano un legame quasi come un cordone ombelicale invisibile che li lega alla Sardegna, che prima o poi tutti tornano. Non so se è vero. Sicuramente è stato vero per mio padre e anche per mio zio, il ritorno nella Patria che non si sceglie dopo una vita passata in un altro luogo, che invece in qualche modo le circostanze portano a chiamare casa.

Maria torna a Soreni, ma possiamo solo interpretare a nostro piacimento se ha abbracciato le tradizioni che Bonaria le ha trasmesso oppure no. A me piace pensare che Maria ha voluto continuare questo servizio.

L’audiolibro dell’Accabadora

Questo è un articolo di lodi per la scrittrice: Michela Murgia è una perfetta narratrice. Scrive in modo sopraffino e la sua lettura è coinvolgente come pochi.

Prima di ascoltare l’audiolibro dell’Accabadora ho seguito il podcast Morgana presentato dalla Murgia che racconta la vita straordinaria di donne fuori dal comune, donne particolari che sanno cosa vogliono, che però la società giudica stronze.

Se non sei un lettore o comunque non hai tanto tempo di leggere, io ti consiglio di farti leggere l’Accabadora dalla voce della sua scrittrice, sono sicura che ti innamorerai delle atmosfere sarde, quelle più sconosciute, quelle forse più autentiche e antiche.

Autore: Michela Murgia
Titolo dell’opera: Accabadora
Numero di pagine:
Voto: 5/5
Dove trovarlo: cartaceo, audiolibro.

Fuga dal campo 14, la storia di Shin Dong-hyuk

Quest’ultimo periodo ho trovato dei documentari sulla Nord Corea, tema che mi ha sempre affascinato molto da quando ne sono venuta a conoscenza, di cui purtroppo ho letto solo un libro: Fuga dal campo 14.

La Nord Corea la definirei un mistero reale, uno Stato vero e proprio che si trova sullo stesso pianeta nel quale viviamo anche noi, ma che non ha nulla a che vedere con quello di cui siamo a conoscenza. Una Nazione anacronistica, bloccata nel tempo e guidata da due persone decedute.

La storia di Shin Dong-hyuk e la sua fuga dal campo 14

Shin Dong-hyuk è nato in un campo per prigionieri politici in Nord Corea. I suoi genitori si sono conosciuti dentro e si trovano in questo luogo per delitti compiuti da lontani parenti. La dinastia Kim ha creato questo governo del terrore nel quale, se una persona della tua famiglia è contro il Leader, allora tutta la famiglia e anche gli eredi che non sono ancora nati saranno obbligati a scontare la vita in punizione nel campo di concentramento a patire la fame.

Proprio in uno di questi campi è nato e cresciuto Shin. Non è mai uscito da qui e non sa cosa c’è oltre la rete che delimita il campo 14. La sua è una vita nella quale il cibo scarseggia, viene continuamente malmenato dai maestri del campo, va a scuola, ma in realtà non impara nulla di utile, solo le regole del campo:

  1. Non provare a scappare
  2. È vietato formare gruppi di più di due prigionieri
  3. Non rubare
  4. Agli ordini delle guardie bisogna obbedire incondizionatamente
  5. Chiunque avvisti un fuggitivo o una figura sospetta è tenuto a denunciarlo immediatamente
  6. I prigionieri devono tenersi sotto controllo a vicenda e denunciare immediatamente qualsiasi comportamento sospetto
  7. Ogni prigioniero deve portare a termine tutto il lavoro che gli viene assegnato quotidianamente
  8. Fuori dal luogo di lavoro non è ammessa interazione tra persone di sesso diverso per motivi personali
  9. I prigionieri devono pentirsi sinceramente dei propri errori
  10. I prigionieri che violano le regole e i regolamenti del campo verranno fucilati all’istante

Praticamente la legge suprema di questo campo è Mors tua vita mea. Quando Shin fugge dal campo 14 infatti sa perfettamente che sua madre e suo fratello verranno uccisi, non appena le guardie si accorgeranno della sua assenza.

Shin decide di scappare in seguito ai racconti di un prigioniero venuto dall’esterno che gli racconta del cibo che c’è al di fuori del campo, e lui, affamato da quando è nato, decide che è ora di riempirsi la pancia per bene.

Quando riesce a fuggire, raggiunge la Cina e si rifugia all’ambasciata Sud Coreana, dove finalmente viene ospitato. Ora Shin vive tra la Sud Corea e gli Stati Uniti e fa di tutto per raccontare quello che succede veramente in Nord Corea.

Informazioni sulla Nord Corea

Questo è solo il primo libro che ho letto anni fa sulla Nord Corea, ma vorrei informarmi più che posso, possibilmente senza visitarla.

Ho nella mia wishlist, già due libri di persone occidentali che hanno vissuto per lungo tempo lì e che, meglio di chi la racconta avendola solo visitata per pochi giorni, potrà offrirmi un quadro più completo. Non che non mi interessino le informazioni di chi è stato in Nord Corea anche solo pochi giorni. Infatti appena trovo un video su Youtube o stories su Instagram di persone che hanno potuto vedere questo Stato e le sue persone dall’interno, blocco tutto quello che stavo facendo e lo guardo, curiosa come un riccio.

Da queste persone ho appreso che appena si arriva in a Pyongyang si viene scortati da almeno due guide del posto e un autista, che ti faranno vedere solo quello che vogliono loro. Non potrai parlare con persone del luogo e fare loro domande. I quesiti che hai in testa verranno colmati solo dalle tue ombre-guide e sempre risponderanno cose positive e ringrazieranno il caro leader.

Mai potrai andare in giro da solo, non potrai uscire dall’hotel se non in compagnia delle tue ombre.

Dopo la Fuga dal campo 14

È stato molto interessante leggere di come si comportano i nordcoreani che riescono ad uscire dalla loro Patria. Sono per lo più persone apatiche, che difficilmente riescono ad integrarsi nella società. Non sanno svolgere praticamente nessun lavoro e non sono abituati a pensare con la propria testa, perché abituati ad essere governati in ogni aspetto della loro vita. Non dimentichiamoci che non possono scegliere liberamente neppure il taglio di capelli da portare.

Interessanti sono anche gli studi della società. I nordcoreani, a paragone con i sudcoreani, sono più piccoli di statura. Questo avviene a causa della scarsità di cibo, di tutta la Nazione, non solo quella dei campi di concentramento.

Sono racconti come questi che ti fanno ringraziare di essere nato dalla parte giusta e che ti ricordano che tutto è solo un caso.

Autore: Blaine Harden
Titolo dell’opera: Fuga dal campo 14
Titolo originale dell’opera: Escape from Camp 14
Numero di pagine: 298
Voto: 4/5
Dove trovarlo: cartaceo, ebook.

E se Elisabetta II fosse una sovrana lettrice?

Immagina che la regina Elisabetta II un giorno scopra che i libri nella sua libreria immensa non siano solo oggetti, ma scrigni di avventure. Una pagina dopo l’altra Elisabetta abbandona la vita di corte e si rifugia tra le storie che quei libri contengono.

Di cosa parla La sovrana lettrice

Il libro La sovrana lettrice di Alan Bennett racconta di come la regina del Regno Unito si innamora della lettura. Per la prima volta entra nella stanza della biblioteca e si sofferma sui volumi negli scaffali. Accarezza i dorsi e ne prende uno a caso per la prima volta. Da quel momento si interessa solo alla lettura fatta per piacere e non per dovere.

Si fa aiutare nella scelta dal factotum Norman, che in fatto di libri ne sa più di lei. Questo nuovo hobby di Elisabetta diventa il tema principale dei suoi incontri a palazzo. Con i suoi ospiti parla di letteratura o di autori, e cerca pure di incontrare alcuni di questi.

Il primo ministro e gli uomini dell’entourage della Regina si preoccupano che una sovrana lettrice non sia una cosa buona, per tutto il tempo che ormai lei dedica ai libri e ai discorsi considerati non adatti ad una reale.

La lettura salva tutti

La lettura, qualunque essa sia, rende la vita migliore perché apre la mente. Si dice che chi non legge vive solo una vita, invece il lettore ne vive migliaia, tante quante sono le storie che dei libri che ha avuto sottomano.

Certamente queste sono cose ovvie, ma spesso è utile soffermarsi e pensare anche a quanto di più semplice ci sia nella nostra vita. Poter leggere e avere voglia di aprire un libro, che sia un romanzo o un saggio, insegna sempre qualcosa di nuovo. Vocaboli che non si sono mai sentiti; culture che non abbiamo mai visitato; si apprendono nozioni che prima non si conoscevano.

Se la lettura ti ha accompagnato dall’infanzia o che tu abbia scoperto questo mondo fantastico in tarda età, non lasciarlo mai e sii vorace. Fai come la Elisabetta di Alan Bennett e lascia tutto per dedicarti alla lettura. Certo, il conto in banca della Regina aiuterebbe a passare tutto il tempo con gli occhi su un libro!

L’audiolibro de La sovrana lettrice letto da Paola Cortellesi

Questo racconto l’ho ascoltato e non letto, in realtà. L’audiolibro era letto da Paola Cortellesi che ha dato voce alla scrittura ironica di Bennett rendendo la storia molto piacevole.

Questo fa capire che quando si ascolta un romanzo, la voce del lettore o lettrice è molto più importante della qualità del racconto stesso. Infatti questo mi è piaciuto moltissimo, mentre Ragazze elettriche non mi ha soddisfatta, e penso che la colpa, oltre il linguaggio troppo pop, è da ricondurre alla voce della lettrice.

Autore: Alan Bennett
Titolo dell’opera: La sovrana lettrice
Titolo originale dell’opera: The uncommon Reader
Numero di pagine: 95
Voto: 4/5
Dove trovarlo: Libro cartaceo, ebook.

Flavio Rossi ci insegna come sconfiggere la procrastinazione

Flavio Rossi ci dà consigli su come smettere di procrastinare.

La prima cosa che si può apprendere è che il rimandare le attività che dovremmo fare è un atto di pigrizia, questo perché il nostro cervello vuole che noi stiamo bene, quindi non ci metterà mai nella situazione di dover fare qualcosa che ci metta a disagio.

In aggiunta a questa facoltà fisiologica c’è quella prettamente umana per la quale è più piacevole l’appagamento immediato, anche se piccolo, piuttosto di quello più consistente, ma lontano.

Chi è il procrastinatore?

Innanzitutto bisogna prendere coscienza di essere dei procrastinatori.

Preferisci lasciare i piatti sul lavello e lavarli al mattino, piuttosto che liberarti subito di questa incombenza?
Sei un procrastinatore!

Aspetti l’ultimo giorno per pagare una bolletta o per concludere un compito assegnato o studiare per un esame?
Oltre ad essere una persona che ama il dramma, sei un procrastinatore!

Riassumendo, se preferisci bearti della vita subito, goderti l’attimo di libertà quando invece dovresti fare qualcosa di specifico che ti impegnerebbe tempo, allora ti trovi, come me, nel divano della procrastinazione.

Non avere paura, piano piano ci si alza da questo divano e si prende consapevolezza che non si può solo godere della vita, se ci sono scadenze che vanno rispettate.

Come sconfiggere la procrastinazione?

Per poter superare la barriera dell’azione bisogna iniziare quello che dobbiamo fare. So che starai dicendo, “Semplice a dirsi”, ma il segreto vero sta tutto lì. L’ostacolo è solo iniziare qualcosa, ma troviamo delle soluzioni per facilitarci anche questo.

Per prima cosa sarebbe bene crearsi un’ambiente che invogli l’azione, magari riordinando la scrivania. Ricorda: disordine fuori porta disordine nella testa, e a noi serve concentrazione per non farci portar via dalla strada maestra del fare.

Per non perdere quindi la concentrazione bisogna evitare le distrazioni, non solo esterne come le notifiche che arrivano nel cellulare (ergo mettere silenzioso) o il campanello che suona, ma anche quei pensieri che aprono il varco della nostra mente, cose che in quel momento non servono a niente. Ho imparato che in questi casi bisognerebbe scrivere in un foglio quello che ci è venuto in mente, così da poterci pensare dopo.

Non focalizzarti solo su lavoro, lavoro, lavoro, fai delle pause programmate e premiati! Crea la tua routine. L’uomo è un essere abitudinario, e avere una routine è il modo più semplice di fare qualcosa senza che questa ci pesi perché ci verrà automatica.

Ora che vi ho svelato come iniziare a fare, fai! E non dimenticarti di premiarti quando l’hai portata a termine

Autore: Flavio Rossi
Titolo dell’opera: L’arte del fare: Come sconfiggere la procrastinazione
Numero di pagine: 97
Voto: 3/5
Dove trovarlo: cartaceo, ebook

L’anno della lepre di Paasilinna

Grazie alla casa editrice Iperborea mi sono avvicinata alla letteratura nordica, che mi affascina enormemente. I paesaggi sono così diversi da quelli ai quali sono abituata e le persone hanno un umorismo difficile da eguagliare.

In questi romanzi spesso la Natura diventa un personaggio che accompagna i protagonisti nelle loro avventure. Nel caso del libro di oggi L’anno della lepre il protagonista Vatanen abbandona la sua vita ad Helsinki, il lavoro di giornalista e la cattiva moglie per soccorrere una lepre.

La trama di Vatanen

Vatanen si trova in macchina con il collega fotografo. Una piccola lepre attraversa loro la strada e viene colpita dalla macchina in corsa. Vatanen fa fermare l’amico ed entra nel bosco per cercare e soccorrere la lepre. Il collega ha fretta di raggiungere la loro meta e lo lascia lì, sicuro che prima di sera sarebbe arrivato con qualche altro mezzo.

Da questo momento inizia la nuova vita di Vatanen, una vita fatta di sentimenti veri, di attaccamento alla Natura e vivere la vita così come viene.

Si rifugia al Nord della Finlandia, dove le persone sono più socievoli e accoglienti. Vive facendo i lavori che capitano e che gli offrono anche l’alloggio, sempre accompagnato dalla sua amabile lepre, che risveglia molta curiosità in tutte le persone che incontrino.

In quest’anno della sua nuova vita assiste ad un incendio in una foresta e aiuta a far scappare gli animali selvatici, cerca di rianimare un morto, assiste a dei militari e aristocratici che vogliono cacciare un orso per divertimento, e ne rimane disgustato, viene attaccato da un orso nel cuore della notte, per poi inseguirlo fino in Russia.

Varie volte qualcuno cerca di portare via la lepre, a Vatanen ma lui desiste sempre non riuscendo a separarsi dall’animale.

I libri di Arto Paasilinna

L’anno della lepre non è il primo libro che leggo di Paasilinna, il primo è stato Piccoli suicidi tra amici che, a dispetto del nome, è un romanzo molto divertente.

Il libro appena finito non ha quel tocco umoristico che mi ha affascinata del primo romanzo, ma sicuramente le situazioni descritte sono surreali come spesso ho trovato in altri romanzi nordici, primo fra tutti Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, che è un susseguirsi di avvenimenti folli e impossibili.

Grazie alla Postfazione al libro ho scoperto che L’anno della lepre di Arto Paasilinna è un cult in Finlandia e con una ricerca in internet ho trovato che è stato girato un film nel 1977 sulla storia di Vatanen e la lepre sua compagna.

Autore: Arto Paasilinna
Titolo dell’opera: L’anno della lepre
Titolo originale dell’opera: Jäniksen vuosi
Numero di pagine: 208
Voto: 3/5
Dove trovarlo: Libro, ebook

After Dark, quello che succede quando il buio arriva

Murakami Haruki racconta quello che succede a Tokyo la notte dalle 23,56 alle 6,53. I capitoli sono scanditi da degli orologi che ci dicono con precisione a che ora della notte ci troviamo.

Seguiamo la notte di cinque persone:

  • Mari Asai, una giovane universitaria;
  • Tetsuya Takahashi, un ragazzo che suona in una band;
  • Kaoru, la receptionist di un love hotel;
  • Shirakawa, un impiegato;
  • Eri Asai, la sorella maggiore di Mari.

La trama di After Dark

Mari Asai si trova in un bar di notte da sola, legge e fa passare la notte perché non vuole tornare a casa. Takahashi entra nello stesso bar perché lì vicino si trova la sala di prove del suo complesso. Il ragazzo vede Mari e si siede al suo tavolo. La ragazza non è molto d’accordo con questa intrusione, ma tollera i discorsi di Takahashi, che aveva conosciuto anni prima quando la sorella l’ha portata ad un doppio appuntamento con lei.

Quando finalmente è ora di andare verso la sale delle prove Mari può godere solo di poco tempo di solitudine, perché viene subito raggiunta da Kaoru, alla quale serve qualcuno che sappia parlare cinese. Kaoru, che conosce Takahaski l’ha chiamato e lui subito le ha detto che nelle vicinanze dell’hotel dove lavora si trovava Mari che studia cinese. Entrambe si dirigono verso il love hotel a soccorrere una prostituta che è stata picchiata da un cliente.

La giovanissima prostituta ha subito queste violenze rea di avere il ciclo. Se questo non fosse bastato il cliente le ha rubato borsa e vestiti lasciandola nuda nella stanza, che non ha neppure pagato. Scopriamo questo solo grazie a Mari che riesce a comunicare con lei. Quando il protettore della ragazza la va a prendere Kaoru, che in passato era una lottatrice professionista senza paura, non esita a chiedere il conto della stanza.

Mentre Mari e Kaoru vanno in un club con musica jazz, ci viene presentato Shirakawa, che si trova ancora a lavoro e che viene chiamato dalla moglie. Lui è il cliente che ha picchiato la prostituta, lasciandola senza nulla. È un uomo normale, un lavoratore senza sosta, che durante la pausa dai suoi compiti paga una donna per passare un’ora in un love hotel, e se le cose non vanno come vuole lui, succede il peggio.

Il racconto di questa notte viene ogni tanto interrotto dalla vista di Eri, sorella di Mari, che dorme profondamente in una stanza. Per raccontare di questi momenti Murakami si rivolge al lettore narrando in prima persona plurale, facendoci entrare nel racconto.

Io ti ho raccontato qualcosa dei personaggi, come finisce la loro notte lo scoprirai leggendo il libro.

Cosa vuole raccontarci After Dark di Murakami Haruki

Questa storia ci racconta l’alienazione delle persone che vivono a Tokyo, che come tutte le metropoli fa sentire più soli che nei paesi con meno di 100 abitanti in cima alle montagne.

Mari preferisce passare la notte fuori casa a leggere, che stare sul suo letto nella camera di fianco alla sorella che dorme profondamente da due mesi. La stessa Eri preferisce assopirsi che vivere la vita vera.

Shirakawa stesso, sebbene abbia una famiglia, cerca compagnia da un’estranea per nel love hotel mentre dovrebbe lavorare di notte. Dalla chiamata che vediamo ricevere da parte della moglie sembra piuttosto che passare del tempo e dormire con lei, lavori di notte facendole credere che invece sia il capo ad obbligarlo.

L’elemento magico di Murakami

Ho letto solo un’altra opera di Murakami, 1Q84, e in quella l’elemento magico era molto più presente, infatti tutto si svolgeva in un altro mondo con due lune.

La magia in After Dark viene incarnata in Eri che decide di non voler vivere il presente e quindi di iniziare a dormire. Il suo sonno è molto profondo e continuo che non incontra i suoi familiari da due mesi. Loro provano a svegliarla scuotendola e chiamandola, ma lei continua a dormire, tanto da mettere Mari a disagio e portarla a non voler stare sotto lo stesso tetto della sorella.

Autore: Murakami Haruki
Titolo dell’opera: After Dark
Titolo originale dell’opera: アフターダーク 
Numero di pagine: 164
Voto: 3,5/5
Dove trovarlo: ebook, libro.

Come superare La rottura

Seguo Valeria Benincasa da un paio d’anni sul suo canale Youtube Read Vlog Repeat. Nel suo spazio offre spunti di lettura, alcuni dei quali sono entrati di diretto nella mia wishlist libresca.

In questi anni ho notato due cose:
– le piace molto scrivere e vorrebbe diventare una scrittrice professionista;
– le piacciono molto le graphic novel.

Il 5 dicembre è uscito il suo primo fumetto in collaborazione con la fummettista Silvia Righetti e io ho deciso di acquistarlo subito. Mi piaceva l’idea di supportare una content creator che seguo con un mezzo che non fossero le pubblicità di Youtube le visualizzazioni.

La mia prima volta con una Graphic Novel

Come ho già accennato, non è mio solito leggere graphic novel, il mio ultimo fumetto è stato Ranma 1/2 quando avevo 10 anni, qui La rottura si prospettava per me una novità assoluta.

I disegni che spiegano una storia, le nuvolette che sostituiscono le virgolette, un mondo tutto nuovo e comunque interessante. Ringrazio Valeria che ha deciso di aggiungere il racconto dal quale è stata tratta la storia raccontata dal fumetto come appendice, perché senza di quello io mi sono persa metà della storia, proprio la parte che forse più mi interessava.

Delle 24 tavole di cui è composto il fumetto 10 sono completamente mute. I disegni non accompagnati dalle parole mi sono stati totalmente estranei. Chiaramente ho capito e interiorizzato la disperazione della protagonista che si trova a correre per le strade di una città sconosciuta, ma per tutto il resto mi sarebbero serviti i sottotitoli.

Nel momento in cui si vedono due figure in ombra e si capisce che una delle due lancia qualcosa, io ho pensato ad una sigaretta, non saprei perché, ma senza un contesto testuale mi sono persa. Per fortuna è venuto poi in mio soccorso il racconto per farmi capire che lei lancia l’anello di fidanzamento a lui. Mai avrei capito.

Sono sicura che questo disguido sia causato dalla mia inesperienza nella lettura di disegni. Quando non si è abituati a dar parola a delle situazioni, ma si legge ogni dettaglio, non ci si capisce moltissimo purtroppo.

Il racconto La rottura

Il racconto presenta due amiche che si incontrano in un bar. Una racconta all’altra la fine della sua storia, mentre l’altra la dipinge come nessuno sa fare, riesce a catturare i sentimenti che prova.

Ariadne descrive a Zelda quando un’estate ha fatto una sorpresa al suo promesso sposo che era in una città straniera per lavoro. Lei si fa accompagnare dalla cugina. Quando arriva l’ora di cena Ariadne, la cugina, il promesso sposo e la collega di questo – che lui ha insistito si unisse a loro – vanno al ristorante.

Si capisce subito che ci sia qualcuno di troppo e questa persona è Ariadne. Urtata da qualcosa detto dalla collega si alza ed esce dal ristorante. Lui le va dietro e durante un litigio lei gli lancia l’anello di fidanzamento e scappa in preda ad un attacco di panico.

La storia in sé è un racconto come tanti se ne leggono di una coppia che si divide per il tradimento di uno dei due, ma le parole con le quali Valeria segna questa fine son molto vere, non ho alcun dubbio che lei abbia vissuto esattamente quel momento, così come lei ho ha descritto. Trovarsi nel panico, e vedere quell’unica persona che sa come ridarti sollievo che, invece di guarirti, si perde in un altro interesse spezza il cuore.

Per una maggiore comprensione della storia narrata arrivano le frasi iniziali che fanno capire quanta sofferenza ci sia dietro tutto il racconto.

Bisogna dare merito al coraggio di Valeria Benincasa che è riuscita a liberare un po’ del dolore grazie alla scrittura di La rottura e allo stesso modo ha scritto una storia che è molto simile ad altre storie, nella quale ragazze e ragazzi si potranno riconoscere e magari lasciare andare prima, prima di quanto non abbia fatto Ariadne.

Autore: Valeria Benincasa e Silvia Righetti
Titolo dell’opera: La rottura
Numero di pagine: 36
Voto: 3/5
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