L’anno 1947 è stato un anno molto importante per la storia del nostro presente. Le scelte prese, i delitti non perseguiti, i protagonisti di quell’anno si portano uno strascico fino ad ora. È bene conoscere il proprio passato per poter affrontare meglio il proprio oggi.

Elisabeth Åsbrink racconta gli avvenimenti successi quell’anno mettendo il focus su ogni mese e su una singola città. La lettura è infatti molto scorrevole e veloce perché i paragrafi dedicati ad ogni luogo della storia sono in media molto corti; cosa che rende la lettura sempre molto piacevole.

Questo anno è importante per la Storia perché è “un’epoca in cui tutto sembrava possibile perché tutto era già successo“.

Premesse dell’anno 1947

Nonostante i nazisti avessero perso la guerra, il pensiero trova ancora terreno fertile. In Svezia si riuniscono con nuovo fermento intorno a Per Engdahl e creano un gruppo di aiuto per far fuggire i gerarchi nazisti in Argentina.

È proprio qui che si rifugia Eichmann e trova accoglienza in un gruppo di nazisti, supportati dall’allora presidente. Questi sono tra i primi negazionisti dell’Olocausto perché non credono agli orrori compiuti dagli amici tedeschi, ma proprio Eichmann, che è stato uno dei maggiori fautori della soluzione finale, conferma tutto vantandosene. A queste parole i nazisti argentini prendono quindi le distanze da lui.

In generale il mondo, sebbene ben consapevole di quello che sono stati i campi di concentramento, ha voglia di dimenticare e non punire quella Germania degli orrori. I pochi processi ai nazisti stavano terminando e non si volevano investire altri soldi per nuovi processi, ma soprattutto il terrore dell’avanzamento del Comunismo da Oriente era peggio della punizione da dare ad una Nazione che ha cercato di distruggere un intera cultura, rea solo di professare una religione.

Raphael Lemkin e la definizione di genocidio

Sebbene in America non ci fossero più fondi e la voglia di dimenticare il passato per creare un nuovo futuro era molto forte, entra in gioco in questo momento un avvocato polacco, Raphael Lemkin.

In quel periodo uccidere un gruppo di persone accomunate dalla stessa cultura e religione non era grave come ucciderne una sola, non creava lo stesso disagio nell’opinione pubblica.

In questo pensiero non ci si ritrovava Raphael Lemkin, che lasciò un ottimo impiego per perseguire la sua causa: far riconoscere questo delitto. È grazie a lui che fu coniato il termine genocidio e che fu riconosciuto dalle Nazioni Unite come uccisione fisica e biologica. Il significato che ne dava Lemkin era però molto più ampio: per lui era altrettanto grave la distruzione culturale di un gruppo ampio di persone, “il divieto di usare la propria lingua, l’assimilazione forzata e la distruzione del proprio patrimonio culturale“.

Esattamente tutto quello che hanno cercato di fare i nazisti nell’epurazione delle razze non considerate ariane. In aggiunta a questo loro hanno anche eliminato le singole persone annullandole e riclassificandole in un numero, togliendo loro l’identità con la rasatura dei capelli, cosa che non permetteva di capire subito se una persona era uomo o donna.

Il caso Palestina-Israele

La liberazione dei campi di concentramento ha creato un altissimo numero di profughi. Molti ebrei tedeschi non volevano fare ritorno in quella che prima era la propria casa, chi vorrebbe mai tornare nel luogo dal quale ti hanno espropriato? Ma soprattutto non sono ben voluti in nessun luogo.

Elisabeth Åsbrink racconta di episodi in cui gli ebrei si trovano dentro delle navi impossibilitate ad attraccare in nessun porto, perché più stati non li accettano. Questo ci ricorda forse qualcosa?

Gli ebrei richiedono quindi di poter avere un pezzo di terra da chiamare casa e dal quale nessuno potrà cacciarli. Per loro casa è dove ora si trova la Palestina, la loro vecchia dimora, dalla quale iniziò il loro esodo 5000 anni fa.

Chiaramente la Palestina in questo 5000 anni è stata occupata da un popolo che vive lì e che ha messo le proprie radici, ma per gli Stati occidentali questo non è un grosso problema: quel terreno in un modo o nell’altro dovrà ospitare anche gli Ebrei.

Si crea una commissione di Stati neutrali, o almeno considerati tale. I delegati arrivano dall’Uruguay, dal Guatemala, dal Peru, dalla Jugoslavia, dalla Cecoslovacchia, dall’Australia, dal Canada, dalla Svezia e dai Paesi Bassi.

In pochi mesi i delegati dovevano decidere come Israeliani e Palestinesi avrebbero dovuto convivere in quel lembo di terra. La soluzione che è stata votata fu la divisione in due Stati con Gerusalemme, la capitale, sotto amministrazione comune.

Chiaramente gli Stati arabi non sono d’accordo con questa soluzione. Il Gran Muftì esorta un’unione degli Stati arabi contro gli Ebrei e di offrire loro accoglienza armata. In risposta a questo gli Stati Uniti ordinano l’ingresso in Israele e da qui inizia la questione Palestina-Israele che ancora oggi non ha trovato soluzione.

George Orwell

Eric Arthur Blair, meglio conosciuto come George Orwell, nel 1947 si trovava a Jura con il figlioletto adottivo. La moglie purtroppo è morta e loro si rifugiano vicino alla sorella di lui.

Nel periodo passato in quest’isola scrive 1984 malato a letto e tiene un diario nel quale annota avvenimenti insignificanti come quante uova è riuscito a trovare nel pollaio.

Primo Levi

Primo Levi riesce a far pubblicare, con fatica, Se questo è un uomo dalla piccola casa editrice Francesco de Silva.

La pubblicazione avviene in 2500 copie l’11 ottobre 1947. Purtroppo il libro non raccoglie in consenso meritato e sparisce nel nulla. Fortunatamente dopo anni la testimonianza cruda e vera di Primo Levi viene letta ancora e trova posto nelle nostre librerie.

Per far smettere gli orrori del passato dobbiamo sempre essere informati e testimonianze come questa non dovrebbero mai passare inosservate.

Autore: Elisabeth Åsbrink
Titolo dell’opera: 1947
Titolo originale dell’opera: 1947
Numero di pagine: 314
Voto: 5/5
Dove trovarlo: libro, ebook.