Ci sono dei libri che mi trovo “costretta” a leggere, perché non mi piace criticare o elogiare qualcosa solo per sentito dire, quindi devo creare la mia opinione avendo la cosa sotto mano.

Una vita come tante è un libro che crea molte aspettative. Chi lo ha letto dice che si piange dall’inizio alla fine. Una influencer ha iniziato a piangere a pagina 40, ma probabilmente era nella fase premestruale. C’è addirittura chi dice di non poter fare null’altro dopo aver girato l’ultima pagina perché la vita sembra vuota.

Puoi ben capire che iniziare questo romanzo di mille pagine – nella traduzione italiana – è stato quasi come firmare un contratto con il mio cuore. Ogni pagina era un’analisi nell’attesa della lacrima, che – spoiler alert – è arrivata solo all’ultimo capitolo.

Di cosa parla Una vita come tante

Il titolo vuole suggerire che le 1000 pagine del libro raccontino una vita, come la tua e come la mia, come tante ce ne sono in questo mondo. La vita di Jude, che all’università incontra i migliori amici: Willem, Malcom e JB.

Tutti e quattro frequentano Yale. Willem è di origini svedesi, cresciuto in un ranch nel Wyoming con un fratello disabile e dei genitori anaffettivi. Malcom un ragazzo di colore molto ricco, che cerca di rendere orgogliosi i genitori ogni giorno della sua vita. Jean Baptiste un ragazzo di origini haitiane che, per omologarsi alle aspettative della società a scuola raccontava di provenire da una famiglia disagiata, invece la madre è preside di un liceo e lui il cocco delle zie e della nonna con le quali vive.

Infine c’è Jude, il bambino, ragazzo e poi uomo, di cui conosciamo tutto e attorno al quale girano le vicende dei quattro amici. Lui è la stella attorno alla quale orbita tutta la storia e che dirige le dinamiche dell’amicizia.

Cosa succede dopo aver letto Una vita come tante

Ho finito il libro ormai quasi un mese fa e ancora non sono riuscita ad immergermi nella storia di qualcun altro. Subito dopo averlo finito e aver asciugato le lacrime e soffiato il naso, stavo bene, dopotutto è solo un libro e una storia inventata. Eppure dopo alcuni giorni, mi mancava leggere le storie di Willem, Malcom, Jude e JB, in qualche modo la scrittura della Yanagihara riesce ad entrarti dentro.

Sicuramente la scrittrice scrive bene, ma potremmo dire che “le piace leggersi”, un po’ come le persone che parlano senza sosta perché gli piace il suono della loro voce. Diciamo che di quelle 1100 pagine un buon quarto avrebbe potuto essere tagliato.

Ci sono delle descrizioni di fatti che poi non trovano alcun riscontro nelle pagine successive. Credo che Hanya Yanigihara abbia saltato l’insegnamento di Cechov, secondo cui se viene mostrata una pistola, allora questa sparerà. Questo lo si può interpretare anche come: mostra solo ciò che è veramente inerente alla trama. Avrei saltato volentieri tutte le scene descrittive della preparazione e del trucco di Willem, ad esempio, perché non hanno aggiunto nulla al libro.

La critica che è stata maggiormente mossa, nascosta da una miriade di elogi, è che questo libro faccia uno sfoggio estremo del dolore. Quando leggevo mi chiedevo se Yanigihara non avesse per caso un sacchetto pieno di bigliettini con le disgrazie del mondo e attingesse a caso da quello per continuare la storia. Una disgrazia dopo l’altra.

Questo libro mi ricordava i racconti che ci assegnavano alle elementari. La mia amica Alice ed io li terminavamo sempre con: Pietro cade dalla rupe, si rompe la testa pestandola su un masso e muore. Certo Yanigihara articola molto meglio la sofferenza, ma era veramente così necessario accorpare tanti eventi uno peggio dell’altro in una sola persona?

Un’ultima cosa, prima di spingermi nella parte che, se non hai letto il libro, ti consiglio di tralasciare e tornare qui a leggere solo dopo che anche tu avrai detto addio a Jude, Willem, Malcom e JB. In inglese il titolo è A Little Life, letteralmente Una vita piccola, ma nessuna vita dei quattro amici lo è. Tutti e quattro eccellono nei loro ambiti di carriera, ma è veramente possibile che di quattro amici, tutti siano il meglio che il mercato possa offrire? Non credo si sia mai visto che in un gruppo di amici tutti diventino ricchi e conosciuti, neppure se tutti hanno studiato a Yale.

Il libro mi è piaciuto, molto, ma non a fondo, secondo me è un’esagerazione nei sensi della vita e della sofferenza. Mi rifiuto di pensare che qualcuno abbia sofferto così tanto, ma pure che tutti siano così trionfanti nella vita, restando comunque genuini e buoni di cuore. Qualcuno si, ma non tutti come in questo libro! Non è una vita come tante, è una vita particolare, quattro vite straordinarie, nel senso di fuori dall’ordinario!

Jude St. Francis

Jude è un orfano e ha un problema alle gambe che non gli permette di camminare normalmente, anzi gli provoca veri e propri dolori lancinanti che gli bloccano temporaneamente la vita.

Viene sempre descritto come un bel ragazzo, timido e molto riservato, ma estremamente intelligente e gentile. Sembra essere sbucato fuori dal nulla, perché i suoi amici non sanno nulla del suo passato. È arrivato all’università portando tutti i suoi averi dentro uno zaino e prima di allora non aveva mai usato un computer.

Di lui non si sa e non si capisce neanche la provenienza etnica, cosa che disturba JB. Appena nato è stato abbandonato vicino ad un cassonetto e trovato e ospitato da dei frati nel monastero dove vivevano. Jude cresce quindi con degli uomini di Chiesa che fanno di lui un po’ quello che vogliono: lo picchiano, lo puniscono, si fanno trovare nella sua stanza con l’oscurità e decidono che non dovrà possedere mai nulla.

Mi sono chiesta come fosse possibile che questi Frati si fossero presi cura di un bambino in fasce, perché proprio non riesco ad immaginarmi questa scena, ma sebbene Hanya Yanigihara si sia informata dettagliatamente sulla malattia di Jude, in modo da far risultare il tutto più credibile, possibile che non abbia pensato che a qualcuno potesse venire il dubbio sui primi anni della vita di Jude.?Per chiarire da subito: Jude è il nome inglese di Giuda Taddeo, chiaramente scelto dai frati.

In tutto il monastero l’unica persona che è gentile con lui è fratello Luke, quindi, quando questo gli chiede di scappare con lui, il bambino di 8 anni non se lo fa ripetere due volte e sale in macchina, con la speranza nel cuore che Luke diventi suo padre. Invece si trasformerà nel suo protettore ed amante.

Fratello Luke raggira il bambino Jude dicendo di non avere più soldi per comprare la casa in mezzo al bosco che gli aveva promesso dove essere finalmente una famiglia, allora il bimbo dice di poter lavorare per aiutarlo, peccato che il lavoro proposto era soddisfare sessualmente i pedofili delle città dove si rifugiavano.

Questa è la vita che è costretto a fare dagli 8/9 anni fino ai 12 anni, quando la polizia irrompe nella camera d’albergo e Fratello Luke si impicca in bagno. Altro punto dolente della realtà di questo libro: dove ha trovato la corda per impiccarsi, dove l’ha appesa, aveva sempre una corda di riserva nell’attesa di compiere suicidio? Mistero.

Jude viene quindi portato nell’orfanotrofio e pure qui viene abusato dagli assistenti. Siccome non bastavano le violenze sessuali viene picchiato con una scopa così forte che le schegge di legno gli rimangono sotto pelle, infettandola e provocando delle orribili cicatrici, delle quali si vergognerà tutta la vita.

Durante uno di questi abusi notturni nella stalla, dopo essere stato soddisfatto il suo aguzzino si addormenta sopra di lui, offrendogli la possibilità di scappare. Jude corre quindi verso la libertà. Però non ha soldi per comprare un biglietto dell’autobus, e si trova costretto a vendere il suo corpo ai camionisti in cambio di un passaggio.

Spossato a causa delle malattie veneree si addormenta vicino ad un albero e il Dr. Traylor lo carica in macchina e lo porta a casa sua, senza che Jude si accorga di nulla. Qui lo cura, lo sfama e lo tiene rinchiuso nella stanza del piano inferiore nella quale il dottore entra solo quando ha voglia di fare i giochi perversi che tanto gli piacciono. Un giorno , dopo circa quattro mesi di prigionia, stanco del ragazzo, che aveva già provato a scappare, lo porta fuori e lo rincorre con la macchina fino a fargli esaurire le forze, quindi lo investe, causandogli tutti quei problemi che lo porteranno all’amputazione delle gambe.

Finalmente arriva Ana nella sua vita, l’assistente sociale che lo aiuta nella riabilitazione post incidente e che lo affida alle cure di una famiglia, dalla quale sta per poco tempo, fino a quando loro si trasferiscono, ma ormai Jude è abbastanza grande da potersi iscrivere all’università. Fratello Luke gli avrà pure tolto l’innocenza, ma gli ha dato una conoscenza così vasta in quattro anni, che viene ammesso a Yale.

All’università vive nello studentato con Malcom, JB e Willem e diventa molto amico di un professore di diritto, Harold, che lo introduce a casa sua.

Dopo l’università va a vivere a Lispenard Street in un appartamento fatiscente con Willem, che pare essere quello che si prenderà cura di lui, a causa delle sue disabilità. Jude lavora nell’ufficio del procuratore e inizia a farsi una fama come avvocato eccellente. Willem lavora come cameriere e intanto cerca di sfondare come attore, Malcom lavora in uno studio di architetti molto conosciuti, ma è solo uno dei tanti, e JB cerca di trovare la sua strada nell’arte.

Passano gli anni e i destini dei quattro amici sbocciano:
Willem diventa un attore famoso, che guadagna milioni per ogni film, gira più di un film all’anno in ogni parte del mondo;
Malcom fonda uno studio di architetti con la fidanzata e aprono studi sparsi nel mondo;
JB trova la sua strada nel mondo delle gallerie dipingendo le foto che fa ai suoi amici, ma, come ogni buon artista che si rispetta, è schiavo della droga, causa della quale litiga con Jude e Willem;
Jude va a lavorare in uno studio rinomato, guadagna un sacco di soldi ed è l’avvocato più temuto e conosciuto. Purtroppo spesso le gambe gli danno fastidio, quindi deve usare la sedia a rotelle, ma acquista una casa gigante, dove riserva uno spazio all’amico Willem. Viene adottato all’età di 30 anni da Harold e dalla moglie.

Quando le cose sembrano andare bene incontra Caleb, la prima relazione della sua vita. Peccato che quest’uomo non sopporti la debolezza intrinseca di Jude e della sua disabilità, tanto da portarlo ad odiarlo e a trattarlo così male umiliandolo, fino a riempirlo di botte lasciandolo a terra immerso nel suo sangue e vomito. Per fortuna viene ritrovato da Harold la mattina che lo porta da Andy, altra figura importante per Jude, il suo medico, e l’unico a sapere quasi tutto della sua vita, l’unico con il quale parli dei tagli che si fa.

Jude è diventato autolesionista da bambino, uno dei tanti insegnamenti di Fratello Luke, perché al piccolo di 10 anni, che non sopportava di essere usato come un bambolotto dagli uomini, è stato suggerito di tagliarsi, in modo da sopportare l’umiliazione che ne derivava.

Il Jude adulto è un uomo amato dagli amici, ha finalmente dei genitori, ma si sente ancora uno schifo e non meritevole di amore. L’incontro con Caleb non ha fatto altro che aumentare questi pensieri finché non decide di togliersi la vita tagliandosi i polsi. Viene fortunatamente salvato. Willem torna da un luogo lontano dove stava girando un film e da allora, se già erano tanto vicini, il loro rapporto diventa sempre più simbiotico. Lui ed Andy si mettono d’accordo per chiamarlo di notte uno e di mattina l’altro in modo da controllarlo.

Willem rifiuta persino dei ruoli lontani per stare vicino a Jude e si trasferisce da lui per non lasciarlo mai solo. E non lo lascerà più solo perché Willem si rende conto che è innamorato dell’amico, che la protezione che ha nei suoi confronti in realtà è amore ed attrazione.

Lui ci è sempre stato presentato come uno sciupafemmine, un uomo bellissimo che non sa mai stare solo. Quando gli viene quindi chiesto se è gay lui risponde: “Non mi piacciono gli uomini, io amo Jude!” Di primo acchitto non ho capito la scelta di fare innamorare i due amici, che hanno un’amicizia splendida, secondo me la storia non sarebbe cambiata molto se fossero rimasti solo amici, ma andando avanti con il libro questa scelta mi ha disturbato meno.

I rapporto tra i due, ormai uomini, è, si può dire, anomalo. Willem è molto focoso e desidera l’altro genuinamente, Jude invece deve combattere con la credenza che tutti gli uomini da lui vogliano solo sesso. Per lui non esiste fare l’amore, a lui non piace ed è pure impotente. Si lascia andare con l’amore della sua vita quasi un anno dopo che hanno iniziato la loro storia, ma smettono presto di essere fisici perché Willem capisce che a Jude questo provoca disagio.

Quando sembra che si stiano per lasciare, Jude racconta tutta le disgrazie che ha dovuto subire e Willem capisce e non gli chiederà mai più di un abbraccio, ma gli chiede di farsi aiutare da uno psicologo.

Jude deve affrontare anche la sua più grande paura: perdere le gambe. Purtroppo una ferita che si è aperta in un polpaccio non si rimargina provocando dolori insopportabili, ma quelle sono le sue gambe, anche se malandate. Durante la riabilitazione non è solo, ha tutte le persone che lo amano vicino e sempre disponibili.

Le cose sembrano andare per il meglio, lui e Willem sono felici e hanno costruito una casa nel mezzo del bosco, dove spesso vanno. Proprio quando avevano pianificato di riunirsi tutti lì per un weekend, Willem in macchina di ritorno dalla stazione con Malcom e consorte ha un incidente e tutti e tre muoiono.

Quando pensi che le cose non potrebbero andare peggio, respira e preparati ad altro dolore.

Jude perde l’amico più caro e l’unico amore che abbia mai avuto. Perde peso e vuole lasciarsi morire, ma Harold, Andy, JB e Richard lo aiutano a riprendersi. Ma la vita senza Willem non ha senso e sebbene pare stia meglio, veramente meglio, dopo circa due anni e mezzo dalla morte del suo compagno, si toglie la vita, lasciando un vuoto nei cuori dei suoi genitori adottivi, che verrà ricolmato quando troveranno casualmente il regalo che Jude aveva fatto loro il giorno dell’adozione: aveva registrato la sua voce che canta le canzoni preferite di Harold, ma dalla vergogna nascose il CD nella libreria.

Mi piace pensare che il fatto di averlo trovato così tanti anni dopo sia stato il regalo più bello che potessero ricevere.

Autore: Hanya Yanigihara
Titolo dell’opera: Una vita come tante
Titolo originale dell’opera: A Little Life
Numero di pagine: 1091
Voto: 3,5/5
Dove trovarlo: cartaceo.

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