Sebbene io sia sarda, il mio rapporto con la Sardegna e con la letteratura sarda nello specifico è di diffidenza. Forse per colpa di Gavino Ledda e del suo libro Padre padrone che svela cose dei pastori che è meglio rimangano sulle montagne.

Michela Murgia è famosa per i suoi romanzi – Accabadora in primis – ma questo saggio è il primo che me l’ha fatta conoscere come autrice circa sei anni fa. Non ricordo perché lo comprai, ma il tema della Chiesa e la donna mi interessava e interessa tuttora.

La Murgia è cattolica e ha frequentato l’azione cattolica diventandone anche educatrice e animatrice e ha una laurea in Scienze religiose. Quindi una persona che la Chiesa e i suoi insegnamenti li conosce molto bene.

Come nasce Ave Mary?

Questo libro nasce come risposta alle donne che frequentano la chiesa. L’8 marzo 2009 viene invitata ad intervenire ad un convegno dal titolo Donne e Chiesa: un risarcimento possibile? nel paese di Austis assieme a due dottoresse teologhe che, a dire della Murgia stessa, hanno sicuramente più voce in capitolo di lei riguardo questi temi.

Gli interventi della sindaca Lucia Chessa, che invitò la scrittrice, e delle teologhe Marinella Perroni e Cristina Simonelli raccontarono come la Chiesa negli anni ha maltrattato la donna elencando le varie mancanze nei confronti del genere femminile e portando ad argomento esempi quale l’Inquisizione e le streghe messe al rogo.

L’intervento di Michela Murgia, a differenza di quelli precedenti, aveva un tono molto più pratico. Infatti raccontò la propria esperienza di ragazzina e donna a contatto con la Chiesa, riprendendo gli argomenti delle mancanze esposte precedentemente, che con esempi pratici, nei quali anche le donne presenti si potessero identificare.

All’incontro era presente anche il giovane prete che al termine dei quattro interventi ha voluto sottolineare come nella sua Parrocchia le donne erano tenute in conto senza mancanze alcune. A quel punto dal pubblico una donna trova il coraggio di dire: “Per pulire, Don Marco!”
Da questo momento tutte le donne, che prima ascoltavano impassibili, si sono sfogate. Ed è proprio per queste donne che Michela Murgia ha scritto Ave Mary, per farci capire che quello che viviamo tutti i giorni è un’eredità degli anni passati, difficile sicuramente da scrollarci di dosso, ma sui social la scrittrice sarda porta avanti la sua battaglia senza temere nulla, ed è un piacere seguirla!

Quello che ho imparato da Ave Mary

La Mater Dolorosa

Gesù che muore sulla croce rappresenta i patimenti dell’uomo come genere maschile e non come comunità di persone. La donna è sempre rappresentata come dolente e non viene mai rappresentata la morte femminile. Se si pensa alla morte di Maria si parla in realtà sempre di un’ascensione, non si pensa mai al suo corpo senza vita.

Non abbiamo una rappresentazione della morte delle donne, ma sempre della loro sofferenza, la Mater Dolorosa. Tutti conosciamo il passo della Genesi dove Dio punisce Adamo ed Eva: lui dovrà lavorare con sudore e lei partorire con dolore. Alla donna capita una punizione ulteriore data dal dolore fisico, mentre l’uomo se la cava solo faticando.

Da questa punizione della Genesi si sviluppa un argomento ancora interessante, che è ben radicato ancora oggi, delle donne che non hanno figli, quindi che non hanno partorito e che non avendo sofferto durante il parto si sono sottratte a questa punizione divina. Da questo punto ci si collega alla medicina e all’invenzione dell’epidurale, che toglie alla donna il dolore che Dio invece le ha riservato. Questo argomento scaturì un lungo dibattito teologico se privare la donna del dolore fisico del parto fosse giusto o meno. Come sempre un gruppo di uomini che si permette di decidere cosa una donna deve fare con il proprio corpo, sia questa credente o meno.

La fuitina

Una cosa che mi ha scioccata non poco è stato scoprire che la fuitina, conosciuta come la fuga di due innamorati, la cui unione non è accettata dalle famiglie (dei Romeo e Giulietta reali), per unirsi di legalmente e fare ritorno in paese con un legame indissolubile. Leggendo Ave Mary, Michela Murgia racconta come la fuitina non sia altro che un matrimonio riparatore di uno stupro.

Non metto in dubbio che qualcuno sia scappato per amore, ma da quanto è stato scritto in questo saggio capitava molto spesso che una donna venisse violentata e per nascondere il fatto e la vergogna che ne deriva, i due giovani venivano fatti sposare in accordo tra le due famiglie.

Questo libro è pieno di temi interessanti, ai quali non ci si sofferma abbastanza per provare a creare una propria idea perché ormai fanno parte di noi e della nostra società. Quando c’è chi mette in discussione l’ordine generale delle cose è però sempre bene leggerlo per sentire la controparte, si può comunque imparare qualcosa di nuovo.

Grazie Michela Murgia per Ave Mary, lo custodirò gelosamente e consiglierò quanto posso!

Autore: Michela Murgia
Titolo dell’opera: Ave Mary
Numero di pagine: 159
Voto: 5/5
Dove trovarlo:

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