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Curr-eMusik

Come ho più volte raccontato negli articoli in cui parlo di libri, la mia più grande passione, da sempre, è la musica.
Parlando con Silvia ci chiedevano se non fosse il caso di ampliare i temi trattati su questo blog creando, ognuna, rubriche ulteriori.
Per quanto mi riguarda, quindi, scrivere di musica era una scelta quasi obbligata e questo articolo, infatti, vuole essere una semplice introduzione a cosa sarà questo mio nuovo spazio mensile.
In questa rubrica, una volta al mese – ogni secondo giovedì del mese-, parleremo di artisti, canzoni, album, in generale musica che abbia un qualche collegamento con Berlino.
La speranza e lo scopo di questi articoli saranno quelli di aiutarci, tutti insieme, a scoprire nuovi artisti e nuovi lavori che sapranno unire il nostro amore per quest’arte meravigliosa e quello per questa città fantastica.

Non vedo l’ora di cominciare e spero potrai trovare queste nuove pagine interessanti!

Il Grande Gatsby

Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo sentito parlare de Il Grande Gatsby. È uno dei titoli più di successo della letteratura americana e il 99% delle persone che lo hanno letto ne parla con toni entusiastici.

Io faccio parte del restante 1%.

Probabilmente avevo delle aspettative troppo alte, forse il libro è semplicemente troppo dispersivo, forse sono io a non averne percepito e compreso la grandezza. Fatto sta che ne sono rimasta molto delusa.

Non che sia per forza di cose di cose un brutto libro… È solo che probabilmente dopo averne sentito parlare solo ed esclusivamente bene, mi aspettavo molto ma molto di più.

La trama probabilmente è nota a tutti e credo che non ci sia bisogno di spendere più di due righe a riguardo: il libro tratta della vita o, per meglio dire, del mistero che è la vita di James Gatz, un giovane ragazzo del Nord Dakota che abbandona la casa dei genitori per crearsi una vita e una nuova identità al di fuori della povertà delle sue origini.
Sul suo passato e sulle sue origni si verranno a creare tante dicerie e tanti dubbi che verranno poi brevemente dissipati durante la lettura.
Verremo a sapere che ha vissuto alcuni mesi ad Oxford, che la sua nuova vita (con tanto di cambio nome in Jay Gatsby) è iniziata a seguito di un incontro con un proprietario di yacht di nome Dan Cody che verrà ricordato da Gatsby come il suo più caro amico, scopriremo che è da anni innamorato di una donna di nome Daisy e capiremo, leggendo delle sue feste, di quanto in realtà sia solo e afflitto dalla solitudine.

La copertina dell’opera

Il tema della solidutine, infatti, è stato per me il tema centrale dell’opera.
Gatsby si circonda sempre di tantissime persone, molte delle quali a lui addirittura sconosciute o che comunque ignorano chi sia lui… Ogni sera organizza una festa nella sua villa, quasi per evitare di dover far fronte alla sua solitudine.
La solitudine di Gatsby, però, a me è apparsa veramente chiara solo nell’ultimo capito del libro, soprattutto a seguito di un determinato evento e alla promessa fatta da Nick Carraway – che è il personaggio che fa da narratore alla storia – a Gatsby che gli dice, testualmente, “Ti farò venire qualcuno, Gatsby. Non preoccuparti. Fidati di me e ti farò venire qualcuno“, come a voler sottolineare che Carraway ha finalmente capito che il dolore più grande di Gatsby era stato quello causatogli dalla solitudine e che, forse, in un certo senso, il suo crearsi questa nuova vita e questo nuovo personaggio erano anche un modo di proteggersi dal mondo esterno che sembrava averlo privato di tutto, anche del grande amore della vita.

Credo che se avessi letto questo libro senza averne mai sentito parlare prima, probabilmente mi sarebbe piaciuto di più. Forse le aspettative erano troppo altre, forse c’era una sorta di inconscio timore reverenziale che mi aveva tenuta lontana da questo libro che si è rilevato, però, infondato.

A differenza di tanti altri libri che non mi sono piaciuti e che non consiglierei, probabilmente non riuscirei a dire a qualcuno di non leggere Il Grande Gatsby, perché probabilmente è un testo che va letto con meno pregiudizi e più leggerezza… e forse è un libro che, semplicemente, va riletto.

Con dispiacere e stupore, ammetto che, per me, Il Grande Gatsby è stato un po’ una delusione. Tu, invece, cosa ne pensi?

Autore: Francis Scott Fitzgerald
Titolo dell’opera: Il Grande Gatsby
Titolo originale dell’opera: The Great Gatsby
Numero di pagine: 160
Voto: 2,5/5
Dove trovarlo: cartaceo, ebook

Max, ovvero il bambino del futuro

Quando ho iniziato a leggere Max, stavo rimanendo molto delusa.

Ero delusa da lui, da Max, da questo bambino concepito senza amore, senza null’altro che forza e rabbia e mi deludeva il fatto che questo neonato, questo bambino, non sapesse far altro che odiare.

Mi sembrava assurdo dover costruire un libro su una figura prevedibile, quasi banale e dopo poche pagine, sbagliando, mi ero fatta quasi l’idea che avrei letto un libro in cui non si faceva altro che parlare di un bambino nato cattivo, per essere cattivo e che avrebbe finito solo col diventare ancora più cattivo di quello che poteva essere all’inizio.

Ero delusa, davvero! Avevo iniziato il libro piena di grandi aspettative, soprattutto perché anche Silvia ne era rimasta entusiasta quando l’aveva letto.

Ma poi qualcosa ha iniziato a cambiare e più si andava avanti con la narrazione e lentamente Max diventava Konrad, il tutto si faceva più interessante… Perché sebbene Konrad era destinato a diventare il prototipo del bambino ariano, il prototipo della razza considerata superiore all’interno del Terzo Reich, proprio mentre veniva educato a diventare il tedesco perfetto, ecco che in lui cominciano a nascere delle sensazioni e delle emozioni che lui per primo non sa spiegarsi.

Nato il 20 aprile 1936, Max è il primissimo bambino a nascere nel centro di Steinhöring, alla periferia di Monaco. Steinhöring è uno dei centri in cui si porta avanti il cosiddetto Progetto Lebensborn.

Durante gli anni bui del Terzo Reich tedesco, infatti, i capi del partito Nazionalsocialista avevano deciso che l’unico modo di mandare avanti la razza ariana, oltre a quello di sterminare le altre, era quello di creare meccanicamente e sistematicamente la razza del futuro: la modalità era quella di far accoppiare donne ariane (o che comunque avessero le caratteristiche della razza) con le SS, che ariane dovevano esserlo per forza.
Se ti interessa la storia del Progetto Lebensborn che, ci tengo a sottolineare, non è qualcosa di inventato ma di realmente e tragicamente esistito, clicca QUI.

Ma torniamo al nostro Max, che si appresta a diventare Konrad: essendo il primissimo frutto del Progetto Lebensborn ed essendo nato proprio nello stesso giorno del Führer, sarà proprio Adolf Hitler a presiedere alla sua cerimonia di Namensgebung, ovvero imposizione del nome. La versione nazista del battesimo cristiano. Il suo nuovo nome sarà Konrad von Knebersol.

Il Lebensborn prevede che i bambini fabbricati dalle Frauen e dalle SS vengano dati poi in adozione ad altre famiglie altrettanto ariane che proseguiranno nel progetto di crescere dei piccoli perfetti tedeschi. Allo stesso modo, il Progetto Lebensborn prevedeva la germanizzazione anche di bambini non tedeschi ma che avessero, comunque, le caratteristiche fisiche della razza ariana (alti, slanciati, occhi azzurri, capelli biondi, etc…). I bambini venivano rapiti, strappati via alle loro famiglie e rinchiusi in scuole/collegi che dovevano servire a cancellarne qualsiasi ricordo della famiglia, delle abitudini, della vita precedente a quella iniziata con la germanizzazione. Durante gli anni della guerra, infatti, migliaia e migliaia di bambini sono stati strappati alle loro famiglie e portati in Germania per poi essere dati in adozione a famiglie tedesche.

Copertina del libro

Max/Konrad rischia di morire da piccolissimo, quando una donna lo rapisce e lo porta con sé. La donna è vestita da prigioniera, è magrissima, spaventosa, sporca… Eppure accudisce Max, tenta di allattarlo, tenta di dargli calore e, in una delle notti in cui Max è con lei, disperso perché le infermiere del centro Steinhöring non riescono a trovarlo, la donna muore, tenendo Max tra le sue braccia.

Questo è solo uno dei traumi che lui subisce, traumi che in realtà diventano ancora più profondi perché Max/Konrad non si lascia mai andare, non si arrende mai al dolore, non si concede mai di provare sentimenti come un qualsiasi altro bambino della sua età.
Lui dimentica la parola madre, dimentica il significato di essa. Non ha una famiglia, non ha amici, non ha amore e non sa cosa possa voler dire amare o essere amati.

Diventa un vero collaboratore delle SS e, da piccolissimo inizia ad aiutarli a rapire altri bambini, per lo più polacchi che poi dovranno subire delle selezioni, per poter stabilire se sono abbastanza ariani da essere germanizzati o se dovranno essere risistemati in qualche campo di concentramento.

Quando entra in contatto con il mondo esteriore, Max/Konrad pur mantenendo le sue convinzioni sulla sua superiorità e sulla superiorità della sua razza, inizia ad avere dei dubbi, inizia a farsi delle domande, inizia ad avere dei mal di pancia che lo terranno sveglio di notte e che lui non riesce a spiegarsi, ma altro non sono se non la sua emotività che, a forza di essere repressa, deve pur manifestarsi in qualche modo. Inizierà a farsi degli amici, amici polacchi!, amici non veramente ariani e quando qualcuno di questi morirà, lui soffrirà e non saprà spiegarselo. Ma più la sua sofferenza aumenterà e più il dubbio si insinuerà nella sua mente.

La sua trasformazione, non completa, ma decisiva seppur non immediatamente effettiva, inizierà con l’incontro di Lucjan, poi ribattezzato Lukas, un ragazzo polacco che diventerà per Max diventerà nei mesi a venire una figura fraterna, con la quale instaurerà un rapporto di amore e odio, sfociato poi in un affetto fraterno mai veramente dichiarato a parole.

Non so, credo di aver parlato in modo veramente confuso di questo libro… La trama di questo vero e proprio romanzo di formazione è talmente tanto intrecciata alla storia, quella vera, che probabilmente è impossibile scindere una cosa dall’altra. È un libro molto bello, ma ancora più bello perché in realtà ti stimola a volerne sapere di più… a voler veramente capire cos’era veramente il Progetto Lebensborn, un qualcosa di aberrante ma di così recente da far accapponare ancora di più la pelle.

Per me Max è stato un romanzo sul dubbio e sulla forza del mettere in dubbio ciò che a cui si è creduto ciecamente, un romanzo che forse vuole farci capire che perfino gli odi e le menzogne più grandi e violenti possono essere sbriciolati dalla verità, se abbiamo modo di entrare in contatto con un mondo che ci sembra lontano anni luce da noi.

Autore: Sarah Cohen-Scali
Titolo dell’opera: Max
Titolo originale dell’opera: Max
Numero di pagine: 441
Voto: 5/5
Dove trovarlo: libro