Vladimir Nabokov è l’autore colpevole di aver scritto il mio romanzo preferito, ovvero Lolita (QUI la recensione di Silvia).

Per tanto tempo, dopo aver letto Lolita, non ho letto altro della produzione letteraria di Nabokov forse per paura di rimanere delusa dall’autore che era stato in grado di produrre un tale capolavoro.

Qualche tempo fa, invece, ho deciso di leggere altro e, essendo rimasta incuriosita tantissimo dal titolo, ho cominciato a leggere Invito a una Decapitazione.

Il romanzo tratta della storia di Cincinnatus, della sua detenzione e della sua condanna a morte. Cincinnatus viene portato in cella dove incontrerà dei personaggi (ricorrenti) che hanno, nella maggior parte dei casi, dei comportamenti incomprensibili e del tutto fuori luogo per la situazione e per il ruolo effettivamente ricoperto.
Cincinnatus vive la sua prigionia con rassegnazione, quasi accettazione, l’unico suo cruccio e motivo di sofferenza – oltre all’infedeltà e mancanza di amore da parte di sua moglie – è il non poter sapere, con precisione, quando sarà la data effettiva in cui verrà portato al patibolo. Quest’incertezza lo fa soffrire enormemente perché è convinto che questo non sapere sia accettabile solo per un uomo libero, ma non per chi sta aspettando la sua fine. Il giorno tanto atteso, poi, arriva, sebbene l’epilogo sarà diverso da quello che ci aspetteremmo.

La copertina dell’opera

Invito a una Decapitazione è un libro che parla, sebbene con ambientazione e personaggi diversi della dittatura bolscevica in Russia.
Lo stile e la scrittura di Nabokov sono sempre molto intensi, così come molto intensi, profondi e dolorosi sono i pensieri espressi da Cincinnatus che si ritrova solo, non tanto fisicamente, quanto emozionalmente. Circondato da persone insensibili, che non lo comprendono, non comprendono i suoi sentimenti, non comprendono la sua persona, non comprendono la situazione.
La domanda vera, forse, sarebbe “non comprendono o non gli importa?”. Durante la lettura del libro, ogni qual volta che Cincinnatus si trova in scena con altri personaggi, si viene pervasi dallo sconforto nel vedere la mancanza di tatto e di umanità nei confronti di un uomo che viene lasciato lì nel dubbio, nell’incertezza e nella solitudine più totale.

Ammetto che non è stata una lettura facile. È stato un testo (breve) che mi ha preso molti mesi per finirlo. È stata una lettura che non mi andava di fare quando, semplicemente avevo voglia di leggere, era una lettura che volevo fare quando avevo voglia di leggere esattamente questo.

Molti definiscono questo testo come “kafkiano”, sebbene Nabokov avesse dichiarato di non conoscere Kafka né la sua opera ai tempi della stesura del testo. Nabokov stesso, nella prefazione al libro, scrive: “I critici émigrés, disorientati da un libro che pure apprezzavano, credettero di cogliervi una vena <<kafkiana>> senza sapere che non conoscevo il tedesco, ignoravo del tutto la letteratura tedesca moderna, e non avevo ancora letto traduzioni, francesi o inglesi, delle opere di Kafka“.

Quasi un caso fortunato, quindi, per chi, come me, ama moltissimo la produzione letteraria kafkiana e non disegna di trovare qua e là una qualche analogia o similitudine alle opere del caro Franz.

Consiglio la lettura di questo libro, sia per la profondità di molti passaggi, sia perché Nabokov è, sì, Lolita, ma anche tanto tanto di più.

Autore: Vladimir Nabokov
Titolo dell’opera: Invito a una Decapitazione
Titolo originale dell’opera: Приглашение на казнь // Invitation to a Beheading
Numero di pagine: 222
Voto: 3/5
Dove trovarlo: cartaceo, ebook

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